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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Guagnano

Ex direttore di banca assolto pure in appello. Carabiniere, cade l'accusa

Confermata la sentenza favorevole a Luigi Albanese e ribaltato il verdetto sull'omessa denuncia per militare in congedo

LECCE – La Corte d’appello di Lecce ha confermato l’assoluzione di primo grado, in abbreviato, nei confronti di Luigi Albanese, 62enne originario di Casarano, direttore della filiale di Guagnano della Banca popolare pugliese all’epoca dei fatti contestati, che nel suo caso riguardava un procedimento per usura, e ha ribaltato il verdetto riguardante Claudio Bianco, 54enne di Guagnano, carabiniere in congedo che era stato condannato a quattro mesi con l’ipotesi di omessa denuncia.

Per la questione dell’omessa denuncia, aveva fatto ricorso in appello l’avvocato di Bianco, Antonio Degli Atti, e i giudici d’appello gli hanno dato ragione: accusa caduta, “per non aver commesso il fatto”. Già in primo grado, Bianco era stato assolto per il reato più grave di favoreggiamento (per il quale non vi è stato ricorso, per cui è divenuta definitiva l’assoluzione). Ora, con questo secondo pronunciamento, Bianco esce del tutto indenne dalla vicenda. Contro l’assoluzione di Albanese, difeso dall’avvocato Luigi Covella, avevano invece ricorso la Procura e la parte civile, e tuttavia nemmeno in appello il verdetto è cambiato.   

Così nacque l'inchiesta

Albanese e Bianco sono due dei nomi finiti al centro dell’operazione “Aequanius”, portata avanti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce che, nel 2014, condusse a ben sette arresti. Le indagini erano state avviate nel febbraio del 2012, a seguito della denuncia di un imprenditore dell’area Nord salentina. Da qui, i militari avevano ipotizzato l’esistenza di una piccola ma ben organizzata compagine dedita al mercato del credito “a strozzo”, che avrebbe tratto linfa dalle criticità economiche di piccoli imprenditori locali, con difficoltà ad accedere al credito ordinario. Dopo i primi riscontri, si erano aggiunte anche altre denunce che avevano allargato il quadro.

Due degli arrestati, uno dei quali già condannato definitivamente per 416 bis, erano stati accusati dell’aggravante del metodo mafioso. Avrebbero fatto riferimento a superiori referenze criminali, nell’ambito della Scu, per costringere una delle vittime ad onorare i debiti usurari contratti, pena pesanti ritorsioni personali.

Non ci fu usura del direttore

Tra i sette arrestati era finito anche l’allora direttore della filiale. Secondo gli inquirenti, in concorso con altri, in più occasioni avrebbe concesso in prestito somme di danaro, ottenendo in cambio interessi usurari, ovvero regalie, per ritardare alcune operazioni bancarie, o per favorirne altre a favore degli imprenditori in difficoltà e come tali non affidabili. Ma le accuse a carico di Albanese erano già cadute in primo grado e la difesa ha retto anche alla prova dell’appello. Le motivazione, entro novanta giorni. Resta ancora da definire, invece, la questione processuale riguardante i più. Coloro i quali, cioè, sono finiti sotto processo con il rito ordinario.

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