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Cronaca

Prestiti a strozzo ed estorsione: cinque anni e mezzo a un dipendente di Sgm

Si è chiuso il processo di primo grado nei riguardi di un 55enne leccese per vicende che sarebbero avvenute nel 2011 ai danni di un imprenditore edile

LECCE - Si è conclusa con una condanna a cinque anni e mezzo di reclusione, più 20mila euro di multa, la vicenda processuale che vedeva sott’accusa per usura ed estorsione Vito Baglivi, 55enne leccese, dipendente di Sgm. 

La sentenza è stata emessa ieri dal collegio della seconda sezione penale del tribunale di Lecce, presieduto dalla giudice Cinzia Vergine, in linea alla richiesta della Procura, e ha imposto all’imputato anche un primo e immediato risarcimento del danno pari a 7mila euro (il resto dovrà essere liquidato in separata sede), alla parte civile, rappresentata dall’avvocata Francesca Conte.

Non appena saranno depositate le motivazioni, entro novanta giorni, Baglivi valuterà con i suoi difensori, gli avvocati Giovan Battista Cervo e Romeo Russo, il ricorso in appello. Certo è che nel dispositivo è caduta solo un’accusa relativa a uno degli assegni finiti sotto la lente della magistratura.

In particolare, stando alle indagini, facendo leva su nomi noti negli ambienti criminali, il 55enne avrebbe preteso da un imprenditore edile interessi usurai come corrispettivo del denaro prestato nella forma dello sconto di assegni. In particolare: su una somma di 2mila e 350 euro, si sarebbe fatto consegnare 3mila euro conseguendo interessi pari al 146 percento; a fronte di un prestito di 1.950 euro, 2mila e 550 euro con un interesse del 190,35 percento; a fronte di 1550 euro, l’importo di 2mila euro con un tasso di interesse del 173,72 percento; in corrispettivo di 1000 euro di sarebbe fatto consegnare 1.690 euro con un tasso del 94,26 percento; su 4mila, avrebbe ricevuto mensilmente, dal 30 maggio 2010 al 30 maggio del 2011, tra contanti e con un assegno per 950 euro, la somma di 500 euro per il rinnovo del debito per un ammontare degli interessi pari al 149 percento; in corrispettivo della somma di 2.200 euro, avrebbe ricevuto un assegno di 2800 euro, per un ammontare degli interessi al 142, 20 percento.

Ma non finisce qui. Sempre secondo l’accusa, fino al settembre del 2011, Baglivi avrebbe minacciato l’imprenditore, sostenendo che i soldi prestati appartenessero a gente pericolosa che, infastidita della mancata restituzione, avrebbe potuto sparargli o costringerlo alla consegna di cambiali per 20mila e 800 euro in cambio di alcuni assegni pretesi in garanzia dei prestiti.

Risponde l'azienda

La società ha inviato il giorno successivo alla condanna, il 31 marzo, la seguente nota, che riportiamo: "SGM s.p.a. evidenzia di aver appreso attraverso la lettura di giornali e quotidiani locali che “...un dipendente di SGM…” è stato “condannato a cinque anni e mezzo di reclusione, più 20mila euro di multa … per usura ed estorsione”.

"A tal riguardo, si ritiene doveroso precisare che, per quanto a conoscenza dell’Azienda, i fatti ivi riportati non hanno avuto luogo in occasione dell’attività lavorativa svolta dal dipendente. SGM non è in alcun modo coinvolta e, anzi, si riserva di intraprendere ogni possibile azione a tutela della propria immagine e del proprio buon nome".

"Ciò premesso, l’Azienda adotterà le più opportune condotte per tutelare l’ambiente lavorativo, onde evitare qualsivoglia turbamento ed assumendo, altresì, tutte le iniziative necessarie volte ad assicurare il rispetto dei principi di trasparenza, correttezza e legalità cui si ispira la Società nell’espletamento dei servizi pubblici gestiti".


 

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