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Cronaca

Vantaggiato, inquirenti a caccia di nuovi tasselli. Interrogato il preside Rampino

Il dirigente scolastico dell'istituto "Falcone Morvillo" sentito in procura come persona informata sui fatti. Non sfuma l'ipotesi di un movente per l'attentato da ricollegarsi al professionale. Intanto, depositato il ricorso

 

LECCE – Il ricorso è nelle mani dei giudici del riesame. Entro dieci giorni dovranno fissare l’udienza. Approssimativamente, poco prima della metà di luglio, si saprà se il procedimento penale contro l’imprenditore 68enne copertinese Giovanni Vantaggiato proseguirà nel suo iter con le accuse attuali, o se l’aggravante di finalità terroristica decadrà.

Franco Orlando, l’avvocato che difende l’uomo accusato di aver provocato il 19 maggio scorso la strage di via Galati, davanti all’istituto professionale “Morvillo Falcone” di Brindisi, ha depositato le carte questa mattina. Vantaggiato, titolare con la moglie e una delle figlie di un’azienda specializzata nella distribuzione di carburante, non appartiene ovviamente ad alcuna organizzazione eversiva o a sfondo politico. Ha sempre agito per rivalsa personale (“atti dimostrativi”, li ha definiti), anche nel primo episodio, quello del 25 febbraio 2008, che lo vede accusato di tentato omicidio per l’ordigno collocato nella bicicletta dell’imprenditore agricolo Cosimo Parato, l’uomo che l’avrebbe truffato per oltre 300mila euro e ritenuto colpevole anche dai giudici del tribunale brindisino, che l’hanno condannato in primo grado.

Nelle convulse ore seguite all’attentato, quando ancora si era lontani dal decifrare il volto di Vantaggiato, pallidamente impresso sui nastri di una videocamera con scarsa definizione installata su un chiosco di panini, il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, aveva offerto una precisa chiave di lettura, nella configurazione dell’aggravante. “Tolta l'ipotesi del fine personale nei confronti delle vittime, non c'è dubbio che qualsiasi altra ipotesi ha un effetto di terrorismo, sia che venga fatto da un singolo isolato, sia da un pazzo, sia da un'organizzazione eversiva, dalla mafia o dalla Sacra corona unita. In ogni caso, l'effetto è terroristico, intimidatorio e questo produce la competenza della Procura distrettuale antimafia o di quella competente per atti di terrorismo”.

E’ stato su questo terreno che s’è insediata la radice di una polemica forte, subito smorzata per l’importanza stessa dell’inchiesta in ballo. Cataldo Motta, capo della Dda di Lecce, che ha ereditato nel giro di poche ore l’indagine fino a quel momento in mano al procuratore di Brindisi Milto De Nozza, non ha mai nascosto di aver ritenuto “un’imprudenza” la pubblicazione del video dell’attentatore, da parte degli inquirenti del capoluogo messapico. Quel video che immortalava un uomo nell’atto di schiacciare il pulsante di un telecomando per attivare a distanza il micidiale ordigno, realizzato con tre bombole di gpl unite da un filo, immesso in un bidone dell’immondizia usato di proposito, che ha strappato la vita di Melissa Bassi, studentessa mesagnese di appena 16 anni, ferendo gravemente altre cinque compagne.

Nel quadro della difesa del reo confesso di entrambi gli attentati, rientrano anche i testi psicologici elaborati dai consulenti di parte, i criminologi  Francesco Bruno e Maria Pia De Giovanni, che serviranno per tratteggiarne la personalità. La partita, però, è ancora lunga e se il legale che rappresenta Vantaggiato spera di incamerare qualche punto a favore, non di meno si auspicano gli investigatori. L’indagine, infatti, è tutt’altro che a un punto finale. Piuttosto, i nodi cruciali sono ancora molti. E’ sempre alta la convinzione che il movente non sia ancora stato del tutto tracciato, che qualcun altro possa aver in qualche modo collaborato con l’attentatore e che molti dettagli vadano rifiniti, fino a far venire a galla elementi nuovi, che svelerebbero le ombre che si addensano sul caso. Basti pensare alle perplessità generate dal ritrovamento nelle campagne fra Leverano e Copertino, nei luoghi dei diabolici esperimenti di morte, di altre tre bombole di gpl, con l’innesco. Il 68enne si stava preparando a qualche nuovo atto “dimostrativo”?

vantaggiato-2-7Proprio per non lasciare nulla d’intentato, questo pomeriggio, i già citati Milto De Nozza, Cataldo Motta, insieme con il sostituto procuratore leccese Guglielmo Cataldi, hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, il dirigente scolastico dell'istituto “Morvillo Falcone”, Angelo Rampino.

Rampino, originario di Trepuzzi, che il provveditorato ha temporaneamente sospeso dal suo incarico, è finito nell’occhio del ciclone quando, soffermandosi a parlare con la stampa, ha rivelato, con l’indagine nel vivo, l’esistenza di un altro video sull’attentato.

Motta, andato su tutte le furie, aveva prima affannosamente smentito (o, meglio, volutamente mentito), per poi ratificare la sussistenza dei nuovi filmati soltanto dopo il fermo di Vantaggiato. E’ proprio grazie a questi, infatti, che il copertinese è stato incastrato. In particolare, dalle immagini in cui si vedono le due auto a sua disposizione nei pressi della scuola, la notte prima dell’orrendo delitto, al momento dei preparativi, e il giorno stesso. Naturalmente, il procuratore temeva che la diffusione di altri dettagli potesse compromettere del tutto una delle inchieste più delicate degli ultimi anni.

Ma cosa cercano di sapere, esattamente, gli inquirenti, dal dirigente scolastico? Nella faticosa impresa di definire tutti i contorni della vicenda, intendono chiarire se vi fosse una conoscenza diretta fra loro e quale possa essere il filo conduttore fra la scuola da lui diretta e l’attentatore, atteso che appare ancora fumosa la spiegazione di una bomba fatta esplodere davanti all’ingresso dell’istituto, perché il tribunale, che sorge esattamente alle spalle, era un obiettivo difficile, per il ferreo controllo dell’edificio.

In fin dei conti, per usare una freddura del procuratore Motta, proferita durante la conferenza stampa del 7 giugno scorso, “la scuola è davanti, il tribunale dietro”. Banale, ma solo in apparenza. 

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