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Cronaca

Abuso d'ufficio, Nichi Vendola assolto: “Il fatto non sussiste”

La sentenza del gup del Tribunale di Bari è arrivata intorno alle 10.15. Stesso verdetto anche per Lea Cosentino, ex direttore generale dell'Asl di Bari. Il governatore si è commosso: "Se condannato, mi ritiro", aveva promesso

LECCE – Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, è stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste. Stesso esito anche per la leccese Lea Cosentino,  figura centrale nell’inchiesta che ha coinvolto il leader di Sel. Il verdetto del gup del Tribunale di Bari, Susanna De Felice, è arrivato poco dopo le 10 di questa mattina.

Giovedì scorso era stata avanzata una richiesta di condanna a venti mesi dai pm Desirée Degeronimo, Lino Giorgio Bruno e Francesco Era stata proprio Le Cosentino, assurta alle cronache come “Lady Asl” – a tirare in ballo il presidente della Regione che avrebbe sponsorizzato la candidatura di un noto chirurgo per un posto di primario all’ospedale San Paolo di Bari. Erano stati gli stessi avvocati di Lea Cosentino, in seconda battuta, a precisare che nell’operato di Vendola non poteva comunque essere ravvisato alcun reato.

“Se colpevole mi ritiro dalla vita pubblica”. Questa la riflessione che il governatore pugliese aveva affidato ad un social network giovedì scorso dopo aver ascoltato la richiesta della pubblica accusa. Adesso il governatore può proseguire con maggiore serenità la sua campagna elettorale per le primarie del centrosinistra. Vendola, ascoltando la sentenza non ha potuto trattenere la commozione. A mezzogiorno terrà una conferenza stampa.

Secondo quanto riportato dall'Ansa, uscendo dal tribunale il leader di Sel ha dichiarato: "Per me è un momento di felicità. Sono stato in questi anni usato come contraltare per le più scandalose inchieste che hanno coinvolto un pezzo di ceto politico verminoso. Io sono una persona perbene ed è stato per me bere un calice amaro. L'ho fatto con rispetto nei confronti della giustizia, un rispetto dei confronti della Procura della Repubblica". Le motivazioni alla base della sentenza saranno note entro novanta giorni.

 

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