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Cronaca

Versioni in contrasto, Naccarelli resta in carcere

L'ex dirigente arrestato dalla guardia di finanza con le accuse di falso e truffa per l'affare di via Brenta non ha ottenuto la libertà. Le dichiarazioni delle persone ascoltate cozzano con le sue

LECCE - Resta in carcere Giuseppe Naccarelli, l'ex dirigente comunale arrestato martedì dalla guardia di finanza con le accuse di falso e truffa per l'affare di via Brenta. Il gip Ercole Aprile ha respinto l'istanza di revoca della custodia cautelare avanzata dall'avvocato difensore Stefano De Francesco; secondo quanto emerso, alla base della decisione del gip ci sarebbero il parere contrario espresso dal pubblico ministero Imerio tramis ed il fatto che le dichiarazioni delle persone che sono state ascoltate finora dalla Procura sarebbero in contrasto con la versione dei fatti resa da Naccarelli durante l'interrogatorio.

Ieri negli uffici della guardia di finanza è stato ascoltato l'ex consulente legale della giunta poli Massimo Bonerba, secondo indiscrezioni tirato in ballo dall'ex dirigente che lo avrebbe indicato tra le persone che erano a conoscenza del contratto di leasing e, sempre ieri, è stata seccamente smentita un'altra indiscrezione che sarebbe trapelata dall'interrogatorio, secondo la quale Naccarelli avrebbe riferito di essere stato chiamato durante una riunione di giunta per spiegare i dettagli tecnici dell'operazione. Non è vero, dicono da palazzo Carafa, eravamo totalmente ignari di tutto l'affare: per affermare la falsità di questa circostanza è stato diramato un comunicato stampa sottoscritto dalla maggior parte degli assessori di allora, 12 in tutto tra cui l'attuale sindaco Paolo Perrone.

Intanto le indagini contunuano serrate, sono previste nuove audizioni, prima fra tutte quella di Pietro Guagnano, il rappresentante legale della Socoge da martedì ai domiciliari con l'accusa di truffa. Lunedì sarà interrogato, alla presenza dei suoi avvocati Gaetano ed Antonio De Mauro, sui punti che il gip Ercole Aprile gli contesta nell'ordinanza.

BELLANOVA: "UNDICI EX ASSESSORI, DODICI ANNI DI CATALESSI"

Caustico, sulla vicenda di via Brenta e sul documento inviato ieri da quasi tutti gli esponenti della ex Giunta, il commento di Teresa Bellanova, parlamentare del Partito democratico. "Un'intera giunta fantasma, presenti solo per onor di firma. Undici assessori della giunta Poli, vicesindaco Perrone compreso, dichiarano in un documento a loro firma di essere stati completamente all'oscuro del più grosso affare-truffa immobiliare della storia del Comune di Lecce. 35 milioni di euro sono passati dalle tasche dei cittadini leccesi a quelle di non si sa bene chi, senza che nessuno ne sapesse nulla. Complimenti! Ottima prova di servizio alla città, firmata da tutto il centrodestra, poliani compresi. Quel documento certifica 12 anni di catalessi di centrodestra".

"Eppure non erano mancate le sveglie. Carlo Salvemini aveva sollevato il problema in consiglio comunale già all'epoca - aggiunge -, Antonio Rotundo durante la campagna elettorale per le amministrative, mentre Perrone beatificava Adriana Poli Bortone. Successivamente io e Carlo avevamo richiamato l'interesse dell'informazione, in una conferenza stampa, sull'acquisto di quei palazzi. Io personalmente avevo presentato anche un'interrogazione parlamentare, tuttora senza risposta, al loro Governo per avere delucidazioni sulla legittimità di quella operazione. Niente. Tutto inutile, il sonno era troppo profondo".

"A nessuno di questi signori è venuto in mente quantomeno di cercare di capire di cosa stessimo parlando. E oggi il risveglio. Ora con un triplo salto mortale carpiato tentano di tirarsi fuori da questa vicenda, firmando quel documento. Senza neanche rendersi conto di avere firmato, con quel documento - conclude -, la certificazione della loro totale incapacità di amministrare la Cosa Pubblica. E mentre loro dormivano sonni profondi, i cittadini leccesi ne pagavano il salatissimo conto".

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