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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Via Brenta, la sentenza slitta a maggio. I difensori di Buonerba: "Nessuna truffa"

Sono proseguite le arringhe difensive degli imputati. A prendere la parola gli avvocati Angelo Pallara e Sabrina Conte, che hanno evidenziato come non vi sia stata alcuna truffa e che tutto si è svolto in maniera regolare

LECCE – Slitta al prossimo 20 maggio la sentenza del processo sui palazzi di via Brenta, un caso politico e giudiziario che continua a dividere l’opinione pubblica e a contrapporre schieramenti e partiti. Si tratta, infatti, di uno dei processi più controversi della storia recente del capoluogo salentino, in cui la stessa amministrazione comunale, guidata dal sindaco Paolo Perrone e assistita dall’avvocato Andrea Sambati, si è già costituita come parte civile nei confronti degli imputati, tra cui alcuni degli ex uomini di fiducia dell’allora sindaco Adriana Poli Bortone.

Tra loro, infatti, Massimo Buonerba, l'ex consulente legale della Poli; Ennio De Leo, ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce, e Giuseppe Naccarelli, ex dirigente del servizio finanziario del Comune di Lecce. Oltre a Buonerba, De Leo e Naccarelli, gli altri imputati sono Pietro Guagnano, legale rappresentante della Socoge; Maurizio Ricercato; Piergiorgio Solombrino, ex dirigente dell'ufficio tecnico; e Roberto Brunetti, tecnico dell'ufficio Patrimonio di Palazzo Carafa. Per loro il reato ipotizzato, a vario titolo, è di falso e truffa ai danni dello Stato.

Oggi, in aula ancora una volta gremita, sono proseguite le arringhe difensive degli imputati. A prendere la parola gli avvocati Angelo Pallara e Sabrina Conte (legale di Massimo Buonerba), che hanno evidenziato come non vi sia stata alcuna truffa e che tutto si è svolto in maniera regolare. Si tratta dell'ultimo atto di un processo che a fine maggio dovrebbe concludersi con una sentenza molto attesa. L'accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Antonio De Donno ha già chiesto tre anni (più mille euro di multa) per Buonerba e Naccarelli; due anni (più mille euro di multa) per De Leo, Guagnano, Ricercato, Solombrino e Roberto Brunetti. 

Secondo quanto ipotizzato dall'accusa (inizialmente il sostituto procuratore Imerio Tramis e successivamente il procuratore aggiunto Antonio De Donno), la truffa sarebbe stata ordita al fine di agevolare la Socoge, proprietaria degli immobili di via Brenta. Questa ha poi venduto i due complessi alla società Selmabipiemme, che li ha poi ceduti in leasing al Comune di Lecce.

Le due società si sarebbero accordate per stipulare un contratto di leasing ben più oneroso del valore reale, proprio in previsione che il Comune subentrasse alla Socoge e dunque ne ereditasse le condizioni svantaggiose. Un contratto di leasing che impegnò l'amministrazione leccese a versare due milioni e mezzo di euro all'anno per 20 anni, oltre ad un riscatto di 14 milioni di euro. Nel mezzo cifre gonfiate e atti falsificati, tutto – secondo la Procura – a scapito del Comune e di un danno patrimoniale di milioni di euro.

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