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Cronaca Porto Cesareo

"Vietato l'uso dei pedalò". E i residenti non ci stanno

Vietato l'uso dei pedalò ma villeggianti e residenti di Porto Cesareo non ci stanno e scrivono alla Capiternia di porto, al Prefetto di Lecce, al Comune. Sono circa 120 i firmatari della protesta

PORTO CESAREO - Amanti dei pedalò sul piede di guerra. Accade nella marina ionica, dove si è costituito un comitato per "il libero impiego dei piccoli natanti non a motore nella rada di Porto Cesareo". Per dirla tutta, villeggianti e residenti non hanno visto di buon occhio l'avviso che la Guardia costiera ha fatto appiccicare a fine giugno, a mo di contravvenzione, sui primi pedalò calati nello specchio d'acqua della "Darsena" e lungo il litorale Sud denominato "La strea", avvertimento per i naviganti che intimava la rimozione delle simpatiche imbarcazioni a pedali se queste non fossero state trasferite altrove entro 10 giorni. Con quale motivazione: "Occupazioni e innovazioni abusive di spazio demaniale".

Apriti cielo. "Ma allora - sbotta un residente che parla guardano il pedalò nel garage di casa - se si tratta di pagare l'occupazione del suolo pubblico perché non facciamo pagare anche chi pianta gli ombrelloni sulla spiaggia libera?". Nonostante le lamentele informali da una parte e l'orecchio di mercante delle istituzioni preposte dall'altra, lo scorso 11 luglio i patiti del pedalò e delle piccole imbarcazioni a remi e a vela si sono costituiti formalmente nel comitato "per il libero impiego dei piccoli natanti non a motore nella rada di Porto Cesareo".

Prima azione: il neo comitato ha provveduto immediatamente ad inviare una raccomandata al Prefetto di Lecce, alla Procura della Repubblica, al sindaco di Porto Cesareo, al comandante della Capitaneria di porto di Gallipoli, al presidente dell'Area Marina Protetta "Porto Cesareo". Nella lettera, firmata da circa 120 residenti, è stato detto come invece sia consentito alle grosse barche a motore di ormeggiare tranquillamente e di navigare, spesso anche a forte velocità, nella zona in parola.

"A Porto Cesareo pedalò e piccole barche non hanno più il diritto di navigare e nemmeno di stare ormeggiati - spiega il signor Rocco - e questi piccoli natanti, come sono definiti tecnicamente, caratterizzati per la loro modesta dimensione e dalla facilità di gestione e manutenzione, da tanti anni, ormai, hanno costituito la soluzione semplice e modesta di quanti preferiscono un approccio rispettoso del mare e dell'ambiente".

Estate sorprendentemente compromessa, dunque, per centinaia di piccoli diportisti e loro famiglie, che mai avrebbero immaginato una sorte così amara. Soluzioni, del resto, sembra non ce ne siano: nella marina ionica le darsene pubbliche non esistono, sono tutte private e popolate da imbarcazioni di ben altra mole e più remunerative per i gestori.

Ma la questione è forse un'altra. Il Comune di Porto Cesareo vorrebbe pagato il pedaggio dei pedalò e delle piccole imbarcazioni? Quanto, circa 150 euro l'anno per ogni pedalò? Quasi tutti gli amanti della "bicicletta galleggiante" sarebbero bendisposti di versare quella cifra pur di avere il pedalò sul mare sotto casa. Ma allora, perché il Comune non ha pensato per tempo ad una simile soluzione, perché, si chiedono in molti, non lo ha fatto questo inverno, piuttosto che rovinarci in parte le vacanze?

"Sono tantissimi anni che villeggio a Porto Cesareo - dice un anziano turista proveniente da Bari - con l'unico piacere di godermi il mare con il pedalò. Se la situazione paradossale permane, non credo che avrò ancora interesse a tornare a Porto Cesareo". Intanto, spuntano sui pedalò trascinati sulla spiaggia i primi cartelli con su scritto "Vendesi". E il turismo da queste parti rischia di restare solo una sterile vocazione.

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