Violazione di sigilli e istigazione alla corruzione, a processo Mazzotta
Oggi, l’ex sindaco di Carmiano è stato rinviato a giudizio nelle vesti di custode giudiziario del lido “Cala Marin” (ex Baron Beach), in località “Le due sorelle” a Torre dell’Orso. Oltre a lui, al banco degli imputati dovrà presentarsi anche il figlio Hermes, di 27 anni
CARMIANO - Dovrà prepararsi a un nuovo processo l’ex sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta, 52 anni. Nelle scorse ore, il giudice Alcide Maritati ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla sostituta procuratrice Roberta Licci nell’ambito di una delle inchieste che riguarda lo stabilimento balneare “Cala Marin” (ex Baron Beach), in località “Le due sorelle” a Torre dell’Orso. Oltre a lui, il 7 marzo, dovrà presentarsi davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Lecce anche il figlio Hermes, di 27 anni.
Sono diverse le accuse contestate nel fascicolo della pm che ha indagato sul loro conto e che gli imputati avranno modo di respingere attraverso gli avvocati Paolo Spalluto e Andrea Sambati: violazione dei sigilli, frode processuale, e abuso edilizio e paesaggistico, in concorso; istigazione alla corruzione per l’ex primo cittadino, e falsità ideologica per il 27enne.
In questa vicenda, Giancarlo Mazzotta è tirato in causa nel ruolo di custode giudiziario del lido posto sotto sequestro nel marzo del 2018. In particolare, con il figlio Hermes, legale rappresentante della Pgh Beach srl, avrebbe violato i sigilli alla struttura e provvisoriamente rimossi il 13 maggio del 2019, solo al fine di rimuovere le opere abusive, utilizzando illegittimamente l’area per il servizio bar e il noleggio di ombrelloni.
Qualche settimana dopo, il 25 giugno, in occasione di un sopralluogo, a seguito del quale emersero alcune difformità che legittimarono la riapposizione dei sigilli, avrebbe offerto utilità non dovute al comandante e al tenente della polizia provinciale di Lecce, per indurli a omettere o ritardare gli atti inerenti al proprio ufficio. Insomma, sempre secondo l’accusa, li avrebbe invitati a visitare la nuova struttura “Barone di Mare”, in particolare il plesso in costruzione dedicato al benessere della persona, con frasi del tipo: “Quando sarà ultimato potete tranquillamente accedere ai servizi. In questa struttura, se volete, siete i benvenuti anche con le vostre signore… Noi abbiamo sempre delle tessere a disposizione per i nostri clienti… E comunque anche quando lo stabilimento è pieno, ci sono sempre dei posti in prima fila riservati”. Avrebbe tentato di istigarli anche dopo la stesura e la firma del verbale, con altre affermazioni del seguente tenore: “Nella mia struttura c’è sempre un posto in prima fila per le personalità di spicco come prefetti e procuratori e anche per voi posso riservare lo stesso trattamento”.
Ma non finisce qui. L’inchiesta racconta che entrambi gli imputati avrebbero realizzato nel luglio del 2019, sempre nell’area del “Cala Marin”, interventi edilizi con autorizzazione paesaggistica permesso di costruire, entrambi considerati falsi poiché rilasciati su attestazioni fasulle.
Non resta ora che attendere cosa racconterà il processo.