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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Diso

Zincherie Adriatiche, confermata sospensione attività

Il Consiglio di Stato conferma quanto già deciso dal Tar Lecce di sospendere l'operato dell'azienda di Diso: a pesare sul responso, il sequestro preventivo disposta dal Gip prima del dibattimento

ROMA - Il Consiglio di Stato conferma la decisione del Tar Lecce di sospendere l'attività delle Zincherie Adriatiche di Diso: l'ordinanza è la 3368/11, che rappresenta l'esito dell'appello proposto dalla società contro l'iniziativa di due cittadini privati, i signori Bortone e Pellegrino, proprietari di abitazioni poste nelle vicinanze dello stabilimento, che da più anni stanno combattendo una personale battaglia contro l'impianto di Diso.

Tra la decisione del Tar e quella del Consiglio di Stato era pure intervenuto un provvedimento di sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale di Lecce, che ha rappresentato di fatto prima della discussione in sede dibattimentale un presupposto in meno su cui gli appellanti potevano fondare la difesa della propria azienda; ed è su questo che i difensori dei due cittadini, gli avvocati Luca Vergine ed Alessandro Distante, hanno insistito nella discussione svoltasi a Roma.

"Il pregiudizio arrecato ai residenti e all'ambiente derivato dalla mancanza di Valutazione di impatto ambientale è stato alla base sia della decisione del Tar che del sequestro chiesto dalla Procura della Repubblica - hanno sostenuto gli avvocati Vergine e Distante - cosicché non era possibile che si concedesse un provvedimento che consentisse all'impianto, classificato come industria insalubre di prima classe, di proseguire nell'attività di zincatura".

"L'Autorizzazione Intergrata ambientale, per quel tipo di impianto, richiede necessariamente -secondo i difensori dei proprietari vicini alle Zincherie - una Valutazione di impatto ambientale che è lo strumento per verificare se effettivamente vi sia la compatibilità di quella struttura con la zona, che è caratterizzata da vincoli e dalla esistenza di abitazioni".

Gli avvocati Vergine e Distante hanno depositato innanzi al Consiglio di Stato documentazione medica comprovante le gravi conseguenze sulla salute dei loro clienti dalle emissioni delle Zincherie, ed in particolare, sugli effetti nocivi dei fumi sulle vie respiratorie per la presenza di sostanze, facenti parte del ciclo di produzione della zincatura. L'insostenibilità delle condizioni di vita, secondo i legali, ha generato nelle persone residenti anche stati d'ansia e depressione particolarmente marcati nelle persone anziane.

Al danno economico e di fatturato che l'azienda avrebbe subito dalla chiusura è stato contrapposto il grave pregiudizio alla salute dei residenti, che i giudici del Consiglio di Stato, hanno ritenuto, secondo quanto sostenuto dagli avvocati Vergine e Distante, "prevalente" ed "irreparabile". Pertanto, i residenti chiedono che in esecuzione dell'ordinanza cautelare del Tar Puglia, sezione di Lecce, che già aveva condotto la Regione Puglia ad emettere il provvedimento di sospensione dell'Autorizzazione integrata ambientale, venga emesso dall'ente regionale il provvedimento di chiusura, in considerazione della circostanza che l'attività dell'industria prosegue in queste ore, aggravando, a loro dire, le condizioni ambientali e di salute dei residenti.

L'avvocato Saverio Sticchi Damiani che tutela con lo studio gli interessi dell'azienda disina precisa che il Consiglio di Stato aveva riconosciuto precedentemente un problema processuale serio riguardante un difetto di notifica da parte dei ricorrenti. Per quel che concerne l'espressione del tribunale romano, si chiarisce che sia pervenuto prima della discussione il provvedimento di sequestro preventivo giudiziario dell'azienda, che non ha permesso al Consiglio di Stato di accogliere l'appello delle Zincherie.

"In buona sostanza - spiega l'avvocato - il Consiglio di Stato in questa fase ha preso atto del provvedimento di sequestro, evidenziandoci che, pur nel possibile accoglimento del nostro appello, per effetto di quel presupposto l'azienda resterebbe chiusa".

Anche l'avvocato Ernesto Sticchi Damiani ha voluto aggiungere un commento post-ordinanza: "Siamo di fronte al cane che si morde la coda. Finora l'azienda non ha avuto il modo di potersi chiaramente difendere e di attestare la bontà del proprio operato". Dall'espressione del Tar alla sospensione dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia) (per i giudici amministrativi il rilascio dell'Aia doveva essere strettamente connesso alla Via, la valutazione d'impatto ambientale, la cui mancanza inficerebbe tutto l'apparato), l'avvocato Sticchi Damiani rimarca l'insussistenza di alcun profilo di illegittimità o irregolarità della citata autorizzazione integrata ambientale connesso alla mancanza della valutazione di impatto ambientale prescritta dalla normativa regionale vigente solo sin dal 2001.

L'impianto, nel quale sono attualmente impiegate cinquanta persone, sarebbe infatti stato autorizzato, realizzato e posto in esercizio nel 1999, e quindi "non può in alcun modo ritenersi soggetto a detta valutazione di impatto ambientale, imposta da norme successive e non retroattive". Il problema, come lo stesso Ernesto Sticchi Damiani afferma, sta nel fatto che non si sia verificata l'opportunità di discutere nel merito dentro le sedi competenti, in quanto il sequestro giudiziario ha reso monco il dibattimento stesso. Gli avvocati dell'azienda, dunque, cercheranno il dialogo con il giudice penale, per dimostrare che le Zincherie di Diso abbiano tutti i requisiti necessari per operare ed applicare la disciplina Via, che rappresenta il motivo del contendere.

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