C’era una volta il festivo. Il 25 aprile e il 1° maggio aperti molti negozi
Festa della Liberazione e del Lavoro, ma non per tutti. Il decreto "Salva Italia" ha liberalizzato l'apertura degli esercizi commerciali. La Filcams Cigl scrive a tutte le autorità: "Diamo un senso nuovo alla parola civiltà"
LECCE – In virtù dell’articolo 32 del cosiddetto decreto “Salva Italia” tutti gli esercizi commerciali hanno la facoltà di autoregolamentarsi rispetto agli orari di apertura, anche nei giorni festivi. Per le commesse e i commessi di negozi e grande distribuzione questo significa, in pratica, lo stravolgimento sistematico della propria vita privata. A quanto è dato sapere, oltre ai centri commerciali, apriranno anche molti negozi nel centro città, dove si attende la "visita" di numerosi turisti.
Lo denuncia con forza Valentina Fragassi, segretaria provinciale della Filcams Cgil. La normativa in vigore esonera gli enti locali da qualsivoglia discrezionalità in materia, ma una sorta di concertazione informale potrebbe determinare un ragionevole equilibrio tra le mutate esigenze del mercato e quelle delle persone che, oltre ad un lavoro, hanno anche una famiglia. Con questo auspicio è partita una lettera aperta indirizzata al vescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio, a tutti i parlamentari salentini, al presidente della Regione, Nichi Vendola, a quello della Provincia, Antonio Gabellone e al sindaco del capoluogo, Paolo Perrone.
“Riteniamo un simile atteggiamento – scrive Fragassi - lesivo e oltraggioso della dignità di tutti i lavoratori e non rispettoso dei valori che da sempre rappresentano questo territorio. Continuiamo a chiedere alle aziende di trovare un punto di equilibrio tra fatturati, consumo e vita dei lavoratori. Secondo la scrivente è inaccettabile che le festività non debbano essere momento di condivisione con la propria famiglia ed i propri affetti, ma diventino strumento di alienazione della vita dei lavoratori solo nel nome del consumo”.
“Riteniamo opportuno portare questa vicenda alla vostra attenzione, auspicando un intervento affinché sia possibile, in questo momento di estrema difficoltà economica e sociale, dare tutti insieme un nuovo senso alla parola civiltà. Se governa solo la logica del consumo i lavoratori del commercio possono dire addio alla propria vita privata ed ai propri valori”.