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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Banca Mps, sindacati respingono le esternalizzazioni. L’ultima parola è dei lavoratori

Votazione dei dipendenti salentini sull'accordo del 21 dicembre, respinto da Cgil e altri, che rende operativa la cessione del ramo d'azienda. E quindi il passaggio di 181 nella società Fruendo. Boccardo, Fisac: "Limitazione dei diritti individuali. Risparmi fittizi"

LECCE – Era il luglio del 2012 quando, nella vita dei lavoratori della Banca Monte dei Paschi di Siena, ha fatto irruzione l’ipotesi di una esternalizzazione del servizio del back office (non a contatto con il pubblico, cioè). Con relativa assunzione in una società esterna che, si temeva già allora, potesse operare al di fuori del circuito bancario e lasciare poche garanzie sul futuro occupazionale dei dipendenti: 1066 in tutta Italia, 181 nella sola provincia di Lecce. Ora quell’ipotesi prevista nel piano industriale 2012-2015 è divenuta operativa: concreta la cessione del ramo d’azienda ad una società terza di cui si conosce nome e ragione sociale. Si chiama Fruendo srl, ha sede legale a Firenze, opera nel settore dei servizi, e gestisce sette poli sul territorio nazionale: oltre a Lecce anche Padova, Roma, Mantova, Firenze, Siena, Abbiategrasso in provincia di Milano.

E, come spiega la segretaria leccese di Fisac Cgil Paola Boccardo, “costituita ad hoc e in cui gli azionisti sono due società, ugualmente non bancarie, Bassilichi e Accenture”. Il personale vi è transitato a partire dal 1° gennaio del nuovo anno e, per quanto non siano stati messe in discussione né le condizioni contrattuali né quelle salariali (di fatto non è cambiata una virgola) non sono mancati i motivi di opposizione. Al punto che lo stesso sindacato di categoria della Cgil, unitariamente agli altri non firmatari come Unifin e Dircredito, non ha sottoscritto l’accordo del 21 dicembre che ha dato il via al processo di esternalizzazione.

Oggi quel rifiuto verrà sottoposto al vaglio dei lavoratori salentini, nel corso di un’assemblea convocata nella Sala Bernini dell’hotel Tiziano di Lecce cui parteciperanno anche Antonio Damiani (Fisac nazionale), Mario Gentile (Fisac Puglia), Paola Boccardo (Fisac Lecce), i rappresentanti delle altre sigle non firmatarie. I grandi assenti saranno, invece, quelle organizzazioni sindacali come Fiba Cisl, Uilca Uil e Fabi che si stanno muovendo su una linea diversa: “Una scelta che non  condividiamo – dicono dalla Fisac – perché è evidente la volontà si sottrarsi al confronto democratico con i lavoratori”.

L’esito della votazione se non è scontato, poco ci manca. I dipendenti hanno già espresso, infatti, la loro contrarietà all’accordo nei restanti sei poli della società Fruendo, raccogliendo un’adesione di oltre il 95 percento dei partecipanti. E, per quanto il loro parere non sia vincolante giuridicamente, lo scopo è quello di lanciare un segnale politico forte alla proprietà della banca e redigere una piattaforma condivisa su cui riaprire la trattativa sindacale con l’Istituto di credito. Vale la pena di ricordare come la vertenza sia anche sbarcata in Parlamento per effetto di una recente interrogazione volta a far luce sui presunti risvolti e le presunte penalizzazioni del territorio salentino.

Ed i lavoratori, a detta di Cgil, sarebbero stati i primi ad alzare le barricate contro una decisione aziendale che limiterebbe i loro diritti individuali. A cominciare da quella premessa, diventava parte integrante dell'accordo, che afferma la preesistenza di un ramo aziendale dotato di autonomia funzionale: “Ciò impedirà ai singoli lavoratori di rivalersi giuridicamente sulla banca Mps, ed il sindacato non può esporre i dipendenti ad un rischio simile”, sottolinea la Boccardo.

Un’ombra scura sembra essersi allungata sul futuro occupazionale dei lavoratori: “La preoccupazione principale riguarda la possibile fuoriuscita dall’area contrattuale. Mps non ha inteso garantire il reintegro dei dipendenti in caso di fallimento della società terza. Come anche nei casi di  ristrutturazione e riorganizzazione, crisi aziendale, ulteriori esternalizzazioni a terzi e recesso della commessa”, aggiunge la sindacalista.

La stessa Fruendo srl avrebbe poi garantito il mantenimento dei 7 poli solo per i prossimi tre anni. Aprendo uno scenario allarmante intorno all’ipotesi di una futura mobilità dei dipendenti da una sede all’altra, lungo tutto lo Stivale. Le alternative elaborate dai sindacati sono state messe sul piatto della contrattazione già da tempo. Ma parimenti respinte. ““Nello specifico  - spiega Boccardo - abbiamo richiesto che nei casi di cui sopra la banca si obbligasse, dopo aver esperito tutti i passaggi previsti dall’articolo 20 del Ccnl (fondo, solidarietà, part-time obbligatorio, e via dicendo) a garantire il rientro dei lavoratori interessati in Mps”.

Peraltro, aggiunge lei, il risparmio stimato dai sindacati sarebbe stato persino superiore a quello previsto dal piano della stessa banca: “Mps ha prospettato un risparmio sui costi che sembra fittizio. Quasi un pretesto per perseverare nell’idea di cedere all’esterno le attività non strategiche dell’impresa. Al pari di quanto sta accadendo in molte altre società del settore bancario”.

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