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Economia

Assobalneari Salento contro la direttiva Bolkestein: “Necessario difenderci”

L’associazione di categoria chiede un decreto legislativo che possa salvare il settore. Della Valle: “Stiamo facendo il massimo, non basta dire no alle aste. Proponiamo soluzioni che il foverno possa inserire nel decreto”

LECCE - Il decreto studiato dal governo sarà ultimato nei prossimi mesi, mentre le concessioni demaniali dovrebbero finire all’asta nel 2015. Per questo motivo Assobalneari Salento FederBalneari decide di percorrere la strada più costruttiva: prendere atto delle possibili conseguenze della direttiva Bolkestein e proporre al governo soluzioni che possano arginare l’effetto dirompente di una messa all’asta degli stabilimenti balneari.

Molti dei quali, nel corso degli ultimi decenni, hanno contribuito a cambiare l’immagine di località costiere, ad alimentare un fiume d’indotto e a rendere le spiagge del Salento luoghi d’attrazione turistica. Ieri sera, si è svolta l’assemblea generale dell’associazione di categoria, presso la sala convegni di Aligros a Lecce, davanti ad una platea di decine di operatori balneari. Tra un mese si terrà un nuovo incontro tra il Governo e le rappresentanze balneari. Assobalneari FederBalneari sarà pronta a presentare sul tavolo delle trattative una proposta in accordo con le leggi in vigore e con i due criteri principali imposti dall’Unione Europea: trasparenza e competitività.

Una possibile soluzione, elaborata dall’ufficio legislativo nazionale di FederBalneari, è quella di mettere da parte il codice degli appalti pubblici, che prevede l’assegnazione delle concessioni con gare a evidenza pubblica, rientrando invece, a pieno titolo, nelle regole del demanio. Rispettando, ad esempio, l’articolo 18 del codice della navigazione che prevede che una concessione in scadenza possa essere riassegnata al vecchio concessionario oppure diventare oggetto di una procedura comparativa tra più concorrenti, in cui l’impresa già proprietaria possa presentare un piano d’investimenti.

Un altro elemento inserito nella proposta di FederBalneari riguarda il rispetto del canone sotto soglia, per i piccoli impianti del valore compreso tra 20mila e 40mila euro. Cioè circa l’80 per cento delle piccole e medie imprese balneari potrebbe essere escluso dalle gare a evidenza pubblica. I canoni saranno i risultati dell’applicazione del disegno di legge per la determinazione degli stessi, ora in approvazione alla Camera dei deputati. Resta aperta la partita del riconoscimento del valore economico dell’azienda.

Il rinnovo automatico delle concessioni non è più una certezza. Il tempo tra l’ultimazione del decreto legislativo e l’inizio del 2015 si riduce sempre di più come i mesi a disposizione per combattere qualsiasi effetto devastante per uno dei settori storici del bel paese: “Non accettiamo che con una direttiva e un decreto si possano cancellare anni di storia delle strutture balneari italiane - commenta Mauro Della Valle, presidente Assobalneari Salento FederBalneari e vice presidente nazionale di FederBalneari – Stiamo facendo il massimo per poterci difendere da quello che potrebbe assumere i contorni di un dramma economico”.

“Solo nel Salento, tra Lecce, Brindisi e Taranto – prosegue -, le imprese che fanno capo alla nostra associazione sono 150. Molte di queste offrono lavoro in media ad  una ventina di dipendenti ad impresa balneare ed alimentano un circuito d’indotto e servizi che coinvolge strutture commerciali e prodotti del territorio. Tutto questo sarebbe cancellato da una legge che potrebbe aprire la strada a vere e proprie speculazioni”.

“L’unica soluzione – continua Della Valle – è quella di continuare a combattere contro le aste cercando di lavorare all’interno delle regole. Il governo italiano prenda esempio da quello spagnolo, che per non rischiare un'eccessiva cementificazione della costa, con il bando di concessioni demaniali, il 2 ottobre ha legiferato prorogando di ben 75 anni le attuali concessioni. Il governo spagnolo riconosce agli imprenditori uno status di ‘sentinella ambientale’ e contestualmente abbatterà tutte le strutture riconosciute abusive. In Italia abbiamo il 70 per cento della costa libera, immaginate cosa potrebbe succedere applicando quanto il governo vuole fare e cioè la normativa degli appalti pubblici”.

“Uno scudo in più – aggiunge - sarà poi rappresentato dal Consorzio che abbiamo formalizzato da tempo e che presto potrà misurarsi con qualsiasi competitor pronto ad annientare chi ha intenzione a rilevare le nostre aziende, costruite con tanti sacrifici e investimenti. Tra qualche giorno organizzeremo un incontro coinvolgendo tutti i parlamentari pugliesi ed ogni comparto turistico che vuole difendere il nostro Made in Italy”.

 

 

 

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