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Economia

Buoni fruttiferi postali, la delusione si fa strada. E c'è chi pensa ai legali

L'associazione Codici Grande Salento lancia una campagna nazionale e invita i cittadini titolari di buoni in scadenza a rivolgersi, prima di incassare, presso lo sportello di Lecce. "Molti consumatori non sanno dell'iniquità delle somme ricevute"

LECCE – Gli interessi dei Buoni fruttiferi postali non sono proprio quelli che uno si aspettava. Anzi. C’è chi se li sarebbe visti dimezzati. Il caso ha interessato migliaia di risparmiatori italiani e tutto parte dal giugno 1986, quando il ministero del Tesoro modificò al ribasso, attraverso un decreto, i tassi d’interesse di quasi tutti i Buoni postali emessi nei primi anni Ottanta. Così, chi all’epoca acquistò i buoni e in questi giorni si è recato alle Poste per incassare si è trovato di fronte capitali maturati molto più bassi di quelli che sperava. 

Ora l’associazione Codici Grande Salento lancia una campagna nazionale sulla questione e invita i cittadini titolari di buoni in scadenza a rivolgersi, prima di incassare, presso lo sportello di Lecce, in via M. Bernardini, 2 (telefono 0832/279369). Ma l’invito si estende anche per coloro che hanno già incassato le somme, che potranno sempre rivolgersi allo Sportello legale del Codici, il quale provvederà ad avviare le azioni legale per risarcire i cittadini delle somme che ancora non sono state corrisposte.

“Dove sta il bluff?”, si chiede l’associazione. “Ai fini del calcolo – spigano in una nota stampa - viene applicata non già la tabella riportata sul buono, ma un decreto ministeriale del 13 giugno 1986 che stabilisce tassi di interesse inferiori a quelli indicati sul buono, ritenuti applicabili anche a serie di buoni emessi prima della sua entrata in vigore”. 

“Tale interpretazione è errata, come sancito dalla Suprema Corte di Cassazione – aggiungono - e dall’Arbitro bancario finanziario, che riconoscono la prevalenza delle condizioni di conteggio riportate sul buono e la non applicabilità del decreto. Nonostante l’errata interpretazione del decreto, Poste Italiane sembra stia rimborsando almeno il 40% in meno delle somme dovute, ritenendo che le condizioni riportate nella parte posteriore del buono non abbiano valore perché superate da quelle del decreto ministeriale. I consumatori in possesso di tali buoni sono numerosi e molti di loro non sono neanche a conoscenza dell’iniquità delle somme ricevute”. 

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