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Economia Nardò

Caporalato nei campi, la protesta diventa permanente

Questa sera la seconda assemblea dei lavoratori migranti che vivono nella Masseria Boncuri. Senza un'azione istituzionale e di sistema, denuncia la Flai Cgil, le buone intenzioni resteranno accademia

NARDO' - Da un'assemblea all'altra si snoda la protesta permanente dei lavoratori immigrati che della Masseria Boncuri di Nardò hanno scelto di fare il luogo di una denuncia costante che però sembra ancora sfuggire alle orecchie di chi dovrebbe ascoltare. E intervenire. E' il caporalato il nodo della questione, la chiave di volta di un fenomeno avvilente, criminale eppure praticamente intoccabile. Le lancette del tempo sembrano allora tornare indietro, agli anni in cui dall'Arneo si levarono grida di rivolta contro l'ingiustizia e la sopraffazione. E ci scapparono diversi morti.

Allora erano braccianti salentini, uomini e donne che alle terre incolte dei latifondi volevano dare una dimensione produttiva più dignitosa, per il lavoro e per l'essere umano. Ma si sa come andò a finire. E' passato mezzo secolo, sono cambiati gli interpreti, adesso stranieri provenienti dalle sponde meridionali del Mediterraneo, ma il copione del dramma è lo stesso: sfruttamento e ancora sfruttamento.

Dopo quella di sabato sera, oggi ci sarà un altro incontro presso il centro di accoglienza che, nonostante tutti i suoi limiti strutturali e organizzativi, sta diventando una finestra su quella porzione di realtà che molti fanno finta di non vedere. Il lavoro sinergico tra l´associazione di volontariato "Finis Terrae", che gestisce il campo, e l´azione sindacale portata avanti da alcuni anni nei campi dalla Cgil di Lecce sta funzionando come un flusso di coscienza, un contributo notevole alla voglia di riscatto e alla rabbia dei lavoratori per la loro condizione di sfruttati nella campagna di raccolta stagionale.

Quanto si sta ripetendo anche quest'estate, coerentemente con gli anni precedenti, dipende da una molteplicità di fattori: la difficoltà di rendere il caporalato un reato penale - presto sarà formalizzato un disegno di legge in Senato che recepisce le proposte di Flai e Fillea Cgil - e la non sufficiente azione ispettiva e di controllo sui campi, con la possibilità anche di revoca dei finanziamenti pubblici e le agevolazioni contributive alle aziende inadempienti. Insomma, sebbene il problema sia arcinoto, i rimedi sfuggono quasi scientificamente a quell'organicità necessaria a fronteggiarlo seriamente.

Eppure qualche passo in avanti, faticosamente, è stato fatto, almeno sulla carta. Basti pensare alla tanto declamata legge regionale del 2006 che però, senza i provvedimenti attuativi - afferma la Cgil - rischia di essere solo propaganda e accademia e di lasciare intatto il sistema di illegalità e impunità che caratterizza soprattutto l'attività stagionale nei campi.

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