rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Confcommercio stronca la liberalizzazione degli orari dei negozi

Alfredo Prete, presidente dell'associazione di categoria, illustra le ragioni di opposizione al decreto legge del governo nazionale. "Non risolve la crisi, altera la concorrenza sfavorendo le piccole imprese". Fiducia nei saldi

LECCE – La liberalizzazione totale degli orari degli esercizi commerciali, prevista nel decreto legge del governo Monti, non piace affatto al presidente di Confcommercio Lecce, Alfredo Prete (vota il sondaggio nella sezione economia). "La completa deregolamentazione delle attività commerciali, infatti, non rappresenta una risposta positiva alla crisi – ha spiegato il numero uno dell'associazione di categoria –, ma una rinuncia esplicita a quel principio di pluralismo distributivo e di leale concorrenza nel settore commercio che da sempre Confcommercio ha cercato di tutelare, ponendosi al fianco delle piccole e medie imprese, senza tuttavia trascurare gli interessi delle grandi aziende della distribuzione. 

"L’apertura ventiquattro ore al giorno e per tutto l’anno è una condizione insostenibile per le micro imprese, che si troveranno nella situazione di dover scegliere tra il diritto al riposo e alla famiglia da una parte, e la dolorosa rinuncia all’attività dall’altra. Allo stesso modo, - continua Prete - possiamo dire che la formula del “sempre aperti” risulterebbe difficilmente sostenibile anche per le grandi imprese, costrette a far fronte a costi crescenti, a partire da quello del lavoro dipendente, fino a quello necessario per assicurare diverse tipologie di servizi, come l’energia elettrica e i servizi per la sicurezza. Le micro imprese, che costituiscono il nostro tessuto imprenditoriale, nella impossibilità di organizzare una turnazione dei lavoratori dipendenti, o nella incapacità di assicurare quei servizi accessori, come per esempio la sicurezza, a lungo andare saranno costrette a chiudere".
 
Anche da un confronto con l'Europa, secondo il numero uno di Confcommercio, il provvedimento dell'esecutivo nazionale è assai discutibile. "Risulta evidente sin da subito una differenza nel modo di regolamentare il settore commercio. In Francia e in Germania, per esempio, per le attività del commercio non vi è alcun limite di orario giornaliero di apertura e chiusura, però è salvaguardato il principio dell’apertura per deroga nelle giornate domenicali e festive. In Italia, invece, si è scelta la via della completa deregolamentazione dell’attività, anche nelle giornate domenicali e festive".
 
Per Confcommercio Lecce una prima risposta ad una situazione complessa e dalle molteplici implicazioni è quella dei Duc, distretti urbai del commercio, "quali organismi che, in quanto aggregazione fra operatori del settore commercio e la pubblica amministrazione, favoriranno la valorizzazione e la riqualificazione del commercio e dell’ambiente urbano, ove esso si svolge, attraverso innovative politiche di governance che prevedono l’attrazione di finanziamenti comunitari, nazionali o regionali".
 
Un discorso collegato alla liberalizzazione degli orari è quello dei saldi."In merito al dibattito che si è animato in questi giorni circa la possibilità di una liberalizzazione dei saldi, – precisa il Presidente di Confcommercio – è opportuno sottolineare come tecnicamente i saldi rappresentano una vendita di fine stagione, e pertanto non è possibile una liberalizzazione. A tal proposito, ritengo necessario ricordare che il Regolamento Regionale sulle vendite straordinarie consente già al commerciante di effettuare vendite promozionali o di liquidazione durante l’anno, con l’esclusione proprio del periodo dedicato ai saldi. I saldi, dunque, sono un momento di vendita guardato con grande interesse dalla totalità dei consumatori e, come sostiene il presidente nazionale di Federmoda Italia, Renato Borghi, “rappresentano ancora oggi uno straordinario rito collettivo di enorme rilevanza economica ma anche di costume”. Secondo le stime dell’Ufficio studi Confcommercio ogni famiglia, in occasione dei saldi invernali 2012, spenderà 403,00 euro per l’acquisto di capi di abbigliamento e accessori, per un valore complessivo di 6,1 miliardi di euro, pari al 18 per cento del fatturato annuo del settore. "Ora, con l’avvio dei saldi confidiamo in una boccata d’ossigeno per le vendite", ha concluso Prete.
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Confcommercio stronca la liberalizzazione degli orari dei negozi

LeccePrima è in caricamento