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Economia

Rincaro dei costi del pane, Assipan Confcommercio: “Ma nel Salento prezzi invariati”

Per la portavoce degli operatori della categoria i panificatori starebbero svolgendo una “funzione sociale”. Ma si fa strada la preoccupazione per potenziali perdite dei posti di lavoro

LECCE – Oltre a quello dei carburanti, si fa anche strada la preoccupazione per l’aumento dei prezzi del pane. Ma non nel Salento, almeno stando a quanto dichiarato da Assipan Confcommercio Lecce. “Il prezzo delle farine di grano è in costante aumento, ma il prezzo del pane comune, almeno nella nostra provincia, è rimasto identico”, dichiara Serena Schipa, presidente del sindacato provinciale panificatori, la quale ha ribadito la volontà degli operatori locali di salvaguardare gli interessi dei propri clienti.

“Vorrei precisare che nel mese di dicembre siamo stati costretti, dato lo spropositato aumento dei costi delle materie prime, ad aumentare il prezzo del pane di soli 5 centesimi al pezzo. Da dicembre ad oggi il prezzo delle farine di grano è aumentato di ulteriori 16 euro al chilo e, da giugno 2021 ad oggi, abbiamo assistito ad un aumento complessivo di oltre 25 euro al chilogrammo. Nonostante questo, stiamo cercando di tenere botta continuando a produrre e a rivendere senza ritoccare i prezzi”.

La portavoce di Assipan parla di una vera e propria “funzione sociale” che i panificatori starebbero svolgendo in questa dura fase storica, “rinunciando ai nostri profitti per tutelare gli interessi dei consumatori. Tuttavia è ovvio che se il prezzo delle materie prime continuerà a salire, così come il costo delle bollette di luce e gas ci troveremo costretti a licenziare i nostri dipendenti e, inevitabilmente a chiudere bottega, buttando alle ortiche anni ed anni di sacrifici”.

Forte preoccupazione, dunque, per la pressione fiscale e per il costo del lavoro da parte della categoria: “Lo Stato finora non ha fatto nulla per mitigare l’impatto derivante dall’innalzamento dei costi energetici sulle attività imprenditoriali. Stiamo vivendo un momento di grande difficoltà, ma riteniamo che la diffusione di messaggi di paura tra i consumatori, non faccia altro che comprimere ulteriormente i consumi di pane già ridotti dallo scenario pandemico”, conclude Schipa.

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