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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Economia

Sciopero alla Coop, poche adesioni. Mal di pancia dei sindacati nella trattativa chiusa

In contemporanea con il vertice ministeriale sulle procedure di mobilità, Uiltucs, Fisascat e Filcams hanno proclamato 24 ore di sciopero su scala regionale. A Lecce incontro dei sindacati con le autorità prefettizie: "E' una vertenza importante che aggrava la crisi del territorio"

LECCE – Il presidio dei lavoratori Coop di Lecce è iniziato nelle prime ore del mattino, quando il centro commerciale “Mongolfiera” di Surbo era ancora avvolto dal silenzio che precede l’apertura al grande pubblico. Questa è una vertenza difficile. Una partita che i sindacati stanno giocando da diversi mesi, senza riuscire a smuovere i paletti posti dagli amministratori della cooperativa.

Ed è una vertenza che poggia su numeri importanti: gli operatori interessati su scala regionale, compreso il punto vendita di Matera che completa la rete Sud, sono 147 di cui una ventina solo a Lecce. Le perdite registrate da Coop, che suo malgrado ha dovuto fare i conti con la crisi, viaggiano sulle cifre di 50 milioni di euro negli ultimi 5 anni, di cui 12 milioni persi nel 2014.

La trattativa iniziata nel mese di marzo è andata avanti grazie al dialogo che si aperto relativamente alla sospensione di alcuni istituti del contratto integrativo aziendale. Ma si è conclusa con un nulla di fatto. C’è un “no”, fermo, deciso ed irrevocabile, che i sindacati di categoria Filcams, Uiltucs e Fisascat hanno posto rispetto alla possibilità di esternalizzare il servizio e le maestranze addette al reparto “grocery”, quello che gestisce l’allestimento dei punti vendita ed è considerato, a buon titolo, il cuore pulsante dell’attività commerciale.

Il proposito di cedere all’esterno una parte dell’intera attività, nell’ottica di sperimentazione di un nuovo modello di gestione  che avrebbe attualmente riguardato solo 3 punti vendita, avrebbe permesso all’azienda di recuperare un milione e 300 mila euro. Del resto, Coop è sempre stato chiara rispetto al suo obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2017, intervenendo sui tre fattori cruciali dell’efficienza gestionale, delle politiche commerciali  e costo del lavoro.

Dopo tre mesi di incontri, la barca della trattativa sindacale si è quindi incagliata sullo scoglio delle esternalizzazioni. Antonella Perrone, segretaria di Uiltucs Lecce, non fa mistero della preoccupazione dei sindacati che questa novità possa estendersi a macchia d’olio su altri punti vendita, riguardando altri reparti, comprese le pescherie su cui pendeva una intenzione iniziale di terziarizzazione del servizio.

Ma non è tutto. E’ naufragata anche la proposta, avanzata dalla cooperativa, di sospendere alcuni istituti economici del contratto integrativo aziendale fino al risanamento economico della rete di vendita. Anche in questo caso le parti sociali hanno chiesto alcune garanzie, relativamente ai termini di inizio e fine dell’accordo in cui dovevano rientrare delle verifiche periodiche. “L’azienda ha rifiutato di dare una scadenza precisa per la sospensione del contratto, legandola al raggiungimento del pareggio economico – commenta Antonella Perrone -. In altre parole voleva garantirsi la massima libertà di movimento”.

Il risultato del braccio di ferro è stata l’apertura di un tavolo ministeriale, convocato proprio oggi presso il dicastero del Lavoro, per discutere le procedure di mobilità attivate per 147 operatori. Contestualmente Filcams, Uiltucs e Fisascat hanno proclamato uno sciopero di 24 ore teso riaprire il dialogo con le parti sociali. A Lecce non tutti hanno scelto di incrociare le braccia, ed il silenzio di molti lavoratori “è certamente emblematico dello stato di soggezione in cui gli operatori sono tenuti dall’azienda”, commenta la sindacalista.

Nel corso della mattinata, i segretari sindacali ed i manifestanti si sono spostati sotto la prefettura e poco più tardi i sindacati sono stati ricevuti dalla dottoressa Sergi cui hanno ricapitolato i termini della questione. Quella di Coop è una vertenza che pesa particolarmente su un territorio ormai desertificato dalla congiuntura economica, in cui le possibilità occupazionali scarseggiano gravemente. I vertici della prefettura si sono impegnati in un’attività di sensibilizzazione e pressione a livello ministeriale, finalizzata a sbloccare l’impasse.

Nel frattempo l’amministrazione di Coop ha reso noto che la bassa adesione allo sciopero, proclamato unitariamente, ha permesso a tutti i punti vendita di Puglia e Basilicata di aprire regolarmente e di garantire il normale servizio in tutti i reparti.

La cooperativa ha voluto commentare così questa prima giornata di mobilitazione: “Questo risultato è segno della consapevolezza da parte dei lavoratori della situazione critica che sta vivendo la cooperativa nel Mezzogiorno ed espressione di un bisogno chiaro: che le parti possano ricercare e trovare la migliore strada da percorrere, per impresa e lavoratori, per portare nel più breve tempo possibile la cooperativa in una condizione di equilibrio economico”. Coop Estense ricorda di aver formulato una proposta di accordo che avrebbe salvato tutti i posti di lavoro attuali: “Occasione inspiegabilmente sfuggita alle organizzazioni sindacali”.

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