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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Rallenta la caduta del manifatturiero pugliese. Lecce perde 173 imprese

Nell'ultimo anno 466 attività hanno chiuso, su scala regionale, con una flessione del 2,7 percento. Cresce, in controtendenza, il settore alimentare. Sgherza, presidente Confartigianato: "Necessario cogliere i piccoli segnali di ripresa registrati all'inizio del 2015"

BARI – Nonostante il 2014 sia stato l’ennesimo annus horribilis, l’artigianato manifatturiero pugliese dimostra di resistere meglio di altri comparti. La domanda interna è ancora debole, la produzione è quasi ferma e molte aziende continuano a chiudere i battenti, eppure sono tanti gli imprenditori che non demordono.

Nell’arco di un anno (fine 2013, fine 2014) in Puglia si sono perse 466 attività manifatturiere, pari ad una flessione del 2,7 per cento. Ce n’erano 17 mila e 575. Oggi sono 17 mila e 109 e rappresentano il 23,5 per cento della totalità delle imprese artigiane su scala regionale. Nella sola provincia di Lecce il saldo negativo ammonta a 173 unità. E’ quanto emerge dalla seconda indagine congiunturale sull’artigianato manifatturiero, condotta dal Centro studi di Confartigianato imprese Puglia.

I cali maggiori si registrano nell'industria del legno che registra 132 unità in meno. Il settore comprende imprese che svolgono attività molto diverse tra loro: si tratta, in prevalenza, di produzioni di infissi o altri manufatti di falegnameria destinati all’edilizia a cui si affiancano altre lavorazioni che vanno dal taglio e la piallatura del legno, alla produzione di semilavorati sino alla fabbricazione di imballaggi.

Si sono perse 120 fabbriche di prodotti in metallo, prevalentemente, quelle unità che operano nella produzione di elementi da costruzione affiancate da lavorazioni di trattamento e rivestimento del metallo; poco significativa invece è la metallurgia. Le imprese che si occupano di confezioni di articoli di abbigliamento sono mille e 799, mentre prima erano mille e 882:  il saldo negativo è quindi di 83 unità.

Stesso calo percentuale per le fabbriche di articoli in pelle (da 316 a 322). La variazione percentuale maggiore, però, si registra nel settore delle fabbriche dei mezzi di trasporto: meno 12,2 per cento (da 82 a 72 unità). Le fabbriche di mobili sono diminuite del 3,5 per cento (da 663 a 640). Il saldo è negativo di 23 unità. In questo comparto sono comprese numerose attività che rappresentano quasi tutte le tipologie di mobili, con una prevalenza per le poltrone e i divani.

L’industria tessile ha perso parecchio, in particolare 27 unità. Le fabbriche di altri prodotti della lavorazione di minerali sono diminuite del 3,1 per cento: ce ne sono 35 in meno. Nel complesso le altre industrie manifatturiere si sono contratte, in media, del 2,3 per cento.

Cresce, in controtendenza, il settore alimentare con 55 unità in più che valgono un incremento dell'1,7 per cento. Altro settore in crescita è quello della riparazione, manutenzione ed installazione di macchine che registra una performance del 5,1 per cento, con un saldo attivo di 45 unità.

“Il monitoraggio – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato imprese Puglia – evidenzia come la caduta verticale del manifatturiero iniziata nel lontano 2009 stia progressivamente rallentando. È tuttavia chiaro che i settori in maggiore difficoltà sono ancora quelli che soffrono della situazione del comparto edile. D’altro canto, i dati confermano il trend positivo tanto del settore alimentare, fiore all’occhiello dell’export regionale, quanto del settore delle riparazioni, probabilmente in forza dell’esigua disponibilità di risorse economiche per l’acquisto del nuovo”.

È più che mai necessario – conclude Sgherza – cogliere al balzo i flebili segnali di ripresa registrati all’inizio del 2015, mettendo le imprese manifatturiere, da sempre spina dorsale dell’economia locale, nelle condizioni di approfittarne fino in fondo”.

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