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Economia

Dal caso Filanto alle nuove leve dell'economia. Uil rilegge la crisi salentina

Nel prossimo consiglio territoriale riflettori puntati su crisi del Tac, disoccupazione, nuove povertà. Dati scoraggianti su tutti i fronti. Giannetto: "Uscire dal tunnel puntano su settori nuovi, come biomedica ed agroindustria"

LECCE – Economia sommersa e nuove povertà. Desertificazione industriale del territorio salentino, a partire dal comparto Tac, e disoccupazione. Ma anche le proposte per la crescita emerse dal recente confronto tra sindacati e Confindustria Lecce. Tutti temi di scottante attualità che hanno travolto la quotidianità di migliaia di lavoratori e famiglie del territorio e nei casi più estremi, arrivano ad incrociare la cronaca giudiziaria (vedi il caso della presunta maxi truffa messa in piedi dal calzaturificio Filanto).

Il sindacato Uil di Lecce accende un faro sulle problematiche sociali per riportarle al centro dell'agenda politica: se ne discuterà nel prossimo consiglio territoriale convocato dal sindacato domani, 29 marzo, presso l'hotel "Leone di Messapia", alla presenza dei due segretari, il regionale Aldo Pugliese ed il nazionale Guglielmo Loy.

Gli occhi del sindacato, in contesto nazionale di crisi allarmante, sono puntati sullo stato di salute dell'economia salentina. Come spiega il segretario di Uil Lecce, Salvatore Giannetto, "il Salento è a rischio desertificazione del vecchio apparato manifatturiero, dopo che il comparto tessile e calzaturiero, spina dorsale dell’economia salentina, è stato stritolato".

L'emoraggia di posti di lavoro nel Tac, negli ultimi dieci anni, ha raggiunto la soglia dei 12 mila posti in meno. "Piove sul bagnato – aggiunge Giannetto -, per il gruppo Filanto dopo la notizia della presunta truffa ai danni di Regione e Inps. In attesa che la magistratura faccia chiarezza, l’auspicio è che a pagare il prezzo più alto non siano i lavoratori: un centinaio quelli della Iris Sud, unica impresa ancora in vita, il cui futuro è ora in bilico".

A ben guardare, non c’è settore dell’economia locale che non sia in affanno. Giannetto elenca i casi dell'azienda metalmeccanica Omfesa di Trepuzzi, della manifattura di Lecce dismessa dalla multinazionale del tabacco, Bat talia. "Per non parlare dell' edilizia e relativo indotto ridotti allo stremo – prosegue il segretario - , del commercio e dei servizi con le sofferenze che si registrano nei grossi centri commerciali, del settore della vigilanza privata (vedi il caso Sveviapol), delle mense, delle pulizie e dei servizi in generale".

I dati forniti dal sindacato sono impietosi: il Pil provinciale è sceso del 5,4 percento nel 2011, la disoccupazioneè oltre il 18 percento, il tasso di occupazione, invece, è poco oltre il 44 percento, con 10 punti in meno rispetto a quello nazionale. Tra disoccupati, inoccupati e sottoccupati, la provincia di Lecce ha raggiunto la quota di 210 mila unità, con punte massime a Casarano e a Lecce.

Dal punto di vista demografico, la popolazione attiva è sbilanciata verso le fasce di età più anziane: sono il 52 percento le forze lavoro oltre i 40 anni; quelle più giovani si attestano ad un misero 18 per cento.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è il termometro del tessuto occupazionale: "In questi ultimi due anni, ad un calo della cassa integrazione ordinaria si è contrapposto quello di un’ impennata di tutti gli strumenti disostegno al reddito in deroga, saliti del 36 percento – spiega il segretario Uil - . Dove nel territorio provinciale si sono stipulati più contratti di lavoro, come a Casarano che cresce del 19 percento e a Lecce del 20 percento, si registra invece la crescita delle cessazioni di rapporti di lavoro del 18 percento".

Se un dato positivo esiste, secondo Uil va ricercato nel 12esimo posto, conquistato a livello nazionale, per il tasso di crescita delle nuove imprese, aumentato del 12 percento. Il settore turistico vede primeggiare Lecce con un più 14 percento negli arrivi ed un più 18 percento nelle presenze. Nell’ambito del terziario, invece, migliorano i settori energetico, ricettivo, immobiliare e le aree socio-sanitarie.

Il contraltare di questa situazione è l’aumento della povertà. "Siamo in presenza di un volto nuovo del disagio sociale: ne sono colpiti non più solo individui o famiglie marginali, ma ampi strati della popolazione media – continua Giannetto - . Nonostante tre tornate di finanziamenti regionali ai Piani sociali di zona, non emerge ancora una rete coordinata di intervento per contrastare questo fenomeno. Poco o nullo resta l’intervento sui nuovi poveri, come le giovani coppie o le persone separate. E non è raro il fenomeno che vede una presenza significativa del ceto medio all'interno delle mense della Caritas".

Del tutto "inadeguati", poi, i numeri di intervento per soddisfare le richieste di assistenza domiciliare alle persone sole e non autosufficienti.

 

Confronto sindacati – Confindustria Lecce: ecco le priorità

Il confronto fra i tre confederali Uil, Cgil, Cisl e la federazione degli industriali, avviato in queste settimane, ha scelto di concentrarsi su alcune priorità e azioni comuni: riduzione delle tasse sul lavoro; pagamento dei crediti alle imprese e liberalizzazione dei servizi; la creazione di uno sportellodi Equitalia dedicato alle piccole imprese per le problematiche debitorie.

Ed ancora: l'adeguamento delle zone industriali; un "patto generazionale" che favorisca l’occupazione giovanile; la creazione di un apposito sportello sul credito che offra informazioni finalizzate alla crescita delle piccole e medie imprese. Infine, una strategia commerciale per facilitare l’approccio imprenditoriale con i mercati internazionali. 

 

Meccatronica, Biomedicale, Agroindustria: i nuovi settori su cui puntare 

Produttività, infrastrutture e politiche industriali sono una "miscela insufficiente", spiega il sindacato, se non si abbatte il cuneo fiscale delle imprese e dei lavoratori, riducendo i costi della burocrazia: "L’assenza di queste condizioni favorevoli all’iniziativa economica, rappresenta la leva più potente che proietta il lavoro nero fino al 25 percento".

E’ possibile, secondo la Uil, remare contro la crisi se si avvia un circuito virtuoso fra le istituzioni locali e le forze economico sociali. "Invertire la tendenza non sarà facile – avvisa Giannetto - . Occorre puntare quei settori innovativi quale la meccatronica, la meccanica fine, le biomedicali, l’agroindustria".

"Non è un caso che nel settore delle telecomunicazioni, l’esportazione di apparecchiature delle aziende pugliesi cresce del 55 percento, implementando dinamismo nelle stesse amministrazioni locali salentine ed in un terzo delle nostre imprese, le quali confermano la volontà di effettuare investimenti innovativi nei settori biomedicale, meccanico di precisione, energetici alternativi, agroalimimetare e turistico – conclude il segretario Uil -. Il Salento deve concentrare le risorse comunitarie su obiettivi strategici, attraverso gli strumenti del contratto di sviluppo, degli accordi di programma e dei contratti di programma".

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