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Economia

Salento in bilico, tiene l’export ma ristagna la domanda interna

Primo semestre 2012: bene la vendita di macchinari e componenti in metallo. Crescono le richieste da Australia e Asia, crolla il tac. Meno 73,3 per cento nell'importazione di pc, componenti di elettronica e di ottica

 

LECCE – L’economia in provincia di Lecce lancia segnali contraddittori, alcuni dei quali molto preoccupanti: il calzaturiero, il tessile e l’abbigliamento chiudono il primo semestre del 2012 un calo sia nelle esportazioni che nelle importazioni. Questo significa due cose: che è oramai strutturale la crisi nei settori una volta trainanti del territorio e che la domanda interna è stagnante, concentrata sull’essenziale. A conferma della paralisi dei consumi, il crollo vorticoso delle importazioni di computer, prodotti di elettronica e di ottica: meno 73,3 per cento rispetto al primo semestre del 2011.

Tengono le esportazioni – più 1,3 per cento – anche se il secondo trimestre ha segnato una contrazione dopo un buon risultato del primo. Le perfomance migliori vengono dal settore dei macchinari e apparecchi vari (più 17,6 per cento, pari a 99 milioni di euro), dei prodotti in metallo (più 16,2 per cento) e dell’alimentare (più 4,5 per cento), comparto nel quale sale la quota di esportazioni del vino (11 per cento pari a 9 milioni di euro).

Per quanto riguarda i paesi di destinazione delle merci salentine, resta quello europeo il mercato principale, con il 70 per cento del totale, ma in termini relativi significativo è il boom dell’Oceania (più 263, 5 per cento) a testimonianza delle buone relazioni recentemente avviate e che iniziano a dare i primi frutti. Cresce del 60 per cento anche l’export verso l’Asia (19,8 milioni), area che pullula di mercati emergenti. Note assai più dolenti alla voce importazioni: meno 24,9 per cento nel settore moda. E del fatto che siano stati acquistati molti meno computer e cellulari, si è già detto sopra.

Nel contesto regionale boom delle esportazioni in provincia di Taranto (più 37 per cento), mentre in valore assoluto la quota principale è di quella di Bari, il 38,9 per cento. La Puglia, nel suo complesso, è tra le regioni più dinamiche con un incremento dell’11,3 per cento mentre il dato nazionale si attesta al più 4,2. I dati sono stati elaborati dall’Ufficio statistiche e studi della Camera di Commercio su rapporto Istat.

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