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Economia

Gli enti pubblici e i ritardi capestro dei pagamenti alle ditte edili

Nicola Delle Donne, presidente di Ance Lecce, dopo la manifestazioni di ieri a Roma promossa dall'associazione edili "Rivendichiamo a questo punto il diritto di essere pagati per i lavori regolarmente eseguiti"

 

LECCE – Le ditte che prestano servizio per le amministrazioni pubbliche, che consegnano i lavori appaltati, possono vedere quel che spetta loro solo col cannocchiale. Ritardi incredibili, insolvenze estenuanti per quegli imprenditori che alla fine rischiano di fallire per non vedersi retribuito il lavoro consegnato. E’ il tragico paradosso made in Italy. Ed anche la provincia di Lecce vive questo dramma, con le imprese edili, per esempio, che vantano crediti dagli enti pubblici per diversi decine di milioni di euro.

“I numeri della crisi del settore delle costruzioni dicono in maniera inequivocabile che la cronaca della morte annunciata delle imprese edili in Italia sta per essere certificata dallo Stato. Il paradosso è che lo Stato, invece, dopo tanto parlare, avrebbe dovuto pagare i propri debiti verso le imprese edili per i lavori regolarmente eseguiti o quanto meno certificarli”.

Nicola Delle Donne, presidente di Ance Lecce, ha partecipato ieri alla manifestazione romana contro i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione, promossa dall’Associazione nazionale costruttori edili con l’accordo delle associazioni degli enti locali, Anci ed Upi.  La manifestazione chiamata D-Day, giornata dei decreti ingiuntivi, ha rappresentato il momento terminale degli indugi che in questi anni, per profondo senso di responsabilità, hanno frenato le imprese edili ad agire ma anche il momento di partenza per azioni eclatanti.

“Rivendichiamo a questo punto il diritto di essere pagati per i lavori regolarmente eseguiti, punto e basta - continua Delle Donne. E aggiunge: "Saranno presentati migliaia di decreti ingiuntivi perché gli enti appaltanti paghino quanto dovuto. I dipendenti delle imprese edili, dei loro fornitori, i professionisti che con le imprese collaborano non sono cittadini diversi rispetto a quelli delle Amministrazioni Appaltanti, nei cui confronti opera una riserva. A questo potrà seguire una class action contro lo Stato non pagatore. Le 7.552 imprese edili fallite negli ultimi tre anni, le decine di miliardi di euro di crediti non possono essere nell’agenda del Governo solo dei numeri neutri ai quali non prestare le dovute attenzioni e non promuovere le opportune azioni”.

"La situazione nella provincia di Lecce non è diversa da quella nazionale - conclude Delle Donne. Da una veloce indagine effettuata abbiamo monitorato che per sorte capitale e per sorte interessi le imprese edili, solo quelle del sistema Ance, vantano crediti per diversi decine di milioni di euro. Nella nostra economia, tutta percorsa dalle gravi difficoltà della crisi generale, questa circostanza ha il segno della obbligata chiusura di tante attività imprenditoriali. E chiudere per crediti e non per debiti sarebbe non solo l’ennesima anomalia di questo Paese, ma una beffa violenta nei confronti di chi ha creduto e vuol continuare a credere nella costituzionale attività di impresa”.

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