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Economia

"Guai a non usare i fondi del decreto Rilancio": il viceministro Misiani in Confindustria

Incontro presso la sede dell'associazione per discutere delle priorità d'intervento nel Salento. Stefano: "Risolvere il problema del gap infrastrutturale messo in luce dalla crisi Covid-19"

LECCE – Le risorse ci sono, ora bisogna capire quali sono le priorità d’intervento. Confindustria Lecce ha fatto il punto della situazione dopo il via libera del Senato alla conversione in legge del decreto Rilancio.

Il provvedimento contiene misure utili alla ripartenza economica di un Paese messo in ginocchio dalla crisi epidemiologica e può rappresentare un’ottima occasione anche per il Salento per uscire dall’impasse.

Nell’ottica di comprendere la portata della manovra da 55 miliardi e analizzare le misure previste per l’immissione di liquidità e la crescita delle imprese, l’associazione degli industriali ha organizzato un incontro con Antonio Misiani, viceministro all’Economia e Dario Stefano, vicepresidente della Commissione bilancio in Senato.

“In premessa occorre analizzare i punti di forza e di debolezza della nostra economia per capire dove dirottare le risorse – ha spiegato il presidente Giancarlo Negro -. Il territorio salentino, che ha una forte vocazione turistica, paga il prezzo della mancanza di infrastrutture: esiste un solo volo per Milano con orari incomprensibili e chi deve arrivare a Roma non sta molto meglio. Per quanto riguarda il trasporto merci, gli scali di Surbo e Melissano gridano vendetta: bisogna metterli al servizio delle imprese per abbattere i costi e rischi legati alla sicurezza. È inaccettabile, poi, che l’alta velocità ferroviaria possa fermarsi a Bari e che non disponiamo di un’autostrada”.

Resta anche da sciogliere il nodo dell’ammodernamento della strada statale 275: una questione ormai annosa che il Salento non riesce a sbrogliare. “Riteniamo inaccettabile la risposta che ci ha dato Anas sul 1° lotto: non è possibile impiegare 30 anni per riprogettare 23 chilometri di strada piana”, ha aggiunto Negro rivolgendosi direttamente al viceministro.

Il dibattito non poteva prescindere da una riflessione sulle criticità dovute all’impatto del Covid-19: “Occorre una reazione forte e condivisa per riportare il Paese su sentieri di crescita, con obiettivi, strumenti e tempi certi. Siamo soddisfatti degli sforzi compiuti dal governo in materia di Irap, energia, saldo debiti della pubblica amministrazione, ma ci aspettiamo degli interventi sugli investimenti, sulla riforma del fisco e sul sostegno alla domanda. Dobbiamo rimettere le imprese al centro e imprimere un’accelerata alla semplificazione burocratica, creando sportelli unici che offrano risposte in tempi rapidi”.                                                                                                                                                                  

“Adesso viene il difficile. bisogna costruire un piano per la ripresa, da presentare in autunno, e vogliamo costruirlo insieme ai territori e alle forze economiche e sociali, preparando anche l’amministrazione pubblica a stilare i progetti– ha commentato il viceministro Misiani -. Siamo tutti chiamati a compiere un salto di qualità ma quei 209 miliardi della manovra rappresentano una straordinaria opportunità di ripartenza per il Paese. L’Italia spesso non ha saputo utilizzare i fondi europei ordinari: guai a noi se non utilizzassimo al meglio queste risorse. Lo dobbiamo agli italiani che stanno soffrendo una severa recessione e dovranno stringere nei prossimi mesi, certi che i fondi europei, insieme alle risorse nazionali, rappresentino la chiave per ripartire”.

“Abbiamo raggiunto un risultato importante ma ora dobbiamo individuare le priorità cui destinare questo grande pacchetto finanziario, risolvendo quelle antiche criticità messe in evidenza dalla pandemia – ha aggiunto Dario Stefano-. La Puglia da 20 anni è destinataria di risorse europee che non sono state spese o utilizzate al meglio: di sicuro non hanno mai generato effetti sistemici considerato che le grandi problematiche del territorio rimangono tutte irrisolte. Abbiamo un grande tema da affrontare: quello infrastrutturale che deve essere risolto anche sul profilo immateriale. La pandemia ha infatti evidenziato nuove differenze e arretratezze. Basti pensare a come la digitalizzazione repentina e obbligatoria delle scuole abbia fatto emergere il gap di quel 20 percento di famiglie salentine che non dispone di un collegamento internet. Occorre intervenire su questo fronte e lavorare con una lena diversa”.
 

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