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Giovedì, 25 Aprile 2024
Invasione russa dell'Ucraina

I risvolti immediati della guerra: impennata del prezzo del grano

Considerando anche l'aumento dei costi energetici, Coldiretti Puglia stima un incremento notevole e rilancia la necessità di aumentare la produzione nazionale

LECCE - Se uno scenario bellico distante pochissime ore di volo è già di per sé una preoccupazione, le prime conseguenze dirette dell'attacco militare russo all'Ucraina sono apprezzabili anche per alcune filiere produttive dell'Italia e di molti alri paesi. 

Coldiretti Puglia segnala un netto incremento del prezzo del grano dopo l'analisi del mercato future della Borsa meci di Chicago, cui si fa riferimento per le materia prime agricole. Secondo l'associazione di categoria, solo considerando l'aumento dei costi dell'energia, quest'anno la produzione di grano costerà agli agricoltori pugliesi 400 euro in più. 

La Russia è il principale esportatore di grano al mondo, mentre l'Ucraina è al settimo per il grano tenero per il pane e al quinto per il mais destinato all'alimentazione animale. L'interruzione dei colllegamenti con i porti del Mar Nero innescherebbe una spirale di complicazioni non di poco conto, riverberandosi sui prezzi al consumo in un paese come l'Italia che importa il 64 percento del proprio fabbisogno di grano e il 53 percento del mais. L'Ucraina è il secondo fornitore di mais con poco più del 20 percento e copre anche il 5 percento delle importazioni italiane di grano.

La questione investe direttamente la Puglia che è il principale produttore italiano di grano duro con 360mila ettari coltivati e 10 milioni di quintali prodotti. Nell'ultimo decennio, denuncia Coldiretti, è andato perso quasi mezzo milione di ettari “perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti”. Il combinato disposto dell'aumento del costo sementi e di quello dei carburanti potrebbe a breve generare a rincari anche del 50 percento. Secondo Coldiretti ci sono, quindi, le condizioni per un incremento della produzione italiana.

“La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo – scrive in una nota l'associazione di categoria - che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso Piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri, per cui nell’immediato occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare. L’aumento delle quotazioni delle materie prime ha interessato anche i prodotti base per l’alimentazione degli animali negli allevamenti come la soia che ha raggiunto il massimo dal 2012 e mais che è al massimo da otto mesi”.

“Per poter pagare un caffè al bar gli allevatori pugliesi – spiega Coldiretti Puglia - devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia”. Per domani è prevista una mobilitazione degli operatori del settore in concomitanza con il tavolo del latte convocato dell'assessore regionale Pentassuglia. 

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