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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Salento, speranze in un quadro di crisi: su quattro imprese una è retta da una donna

L'Ufficio Statistica della Camera di commercio ha diffuso i dati relativi all'imprenditoria femminile. Numeri in linea con la media nazionale e regionale: vivacità nel settore turistico e sul versante adriatico. Grandi comuni: il peggior saldo rispetto all'anno precedente è quello a Nardò

LECCE – Nonostante la stagnazione generale, l’intraprendenza economica delle donne è uno degli elementi positivi dell’ultimo periodo. Lo dicono i dati elaborati dall’Ufficio statistica della Camera di commercio di Lecce. Che naturalmente devono essere contestualizzati nell'ambito generale della condizione occupazionale femminile che resta una delle questioni nazionali più urgenti da risolvere.

Le imprese guidate da donne e registrate in provincia di Lecce sono 15748. Negli ultimi cinque anni sono iscritte 5842 nuove attività a fronte delle 6038 del decennio precedente. La crescita del tasso di "femminilizzazione" dell’economia locale è, insomma, un fenomeno essenzialmente dell’ultimo quindicennio – quattro imprese “rosa” su cinque sono state avviate dal 2000 - con un’accelerazione nell’ultimo lustro: un’impresa su tre ha meno di cinque anni. L'accelerazione è evidente: basti pensare che, senza risalire troppo indietro nel tempo, dal 1990 al 1999 sono state iscritte 2731 imprese.

Settori, saldi e forma giuridica.

Nel complesso le imprese femminili pesano per il 22 per cento sul totale, in linea con il dato pugliese (22,6) e nazionale (21,5), ma rispetto alla media spiccano i settori dei servizi alla persona 44,4 per cento; dell’assistenza sociale e della sanità, con il 37,5 per cento, della filiera turistica con il 28,8; dell’istruzione 28,6 per cento; delle attività finanziarie e assicurative con il 28 per cento; dell’agroalimentare con il 27,8 per cento.

Il commercio resta di gran lunga il settore privilegiato dall’iniziativa delle donne, con il 34 per cento, seguito dall’agricoltura (16), dai servizi per il turismo e la ristorazione (9,6), dai servizi per la persona (9,1) e via via da tutti gli altri.

Nel 2014, a causa della registrazione ancora incompleta di 514 imprese (manca il codice di attribuzione) tutti i comparti produttivi  chiudono l’anno in rosso. In particolare è il settore del commercio che registra, in valore assoluto, il peggior saldo,  con 225 aziende in meno, seguito dal  settore dell’agricoltura che nel 2014 registra una perdita secca di 107 aziende. Anche il manifatturiero  registra un saldo negativo di 67 imprese.

Per quanto riguarda la forma giuridica scelta, il 72 per cento del totale è a titolo individuale (un tasso superiore a quello riferito alla struttura imprenditoriale complessiva), le società di capitale rappresentano il 16 per cento, le società di persone il 7. Ma, mentre, nell’ultimo anno per le imprese individuali e le società di persone si registra un saldo negativo, si prende atto del segno positivo per quelle di capitale.

La geografia imprenditoriale.

Sono i comuni della costa adriatica quelli ad avere il maggior tasso di imprese al femminile: apre la lista Otranto con il 32,5 poi Santa Cesarea terme con il 31,4 e Castro con il 28, 1. Castrì di Lecce è invece il municipio con la percentuale più bassa, pari al 15,8 quindi Surbo col 16,6 e Neviano col 16,8. Il capoluogo si attesta al 22,6.

Rispetto all’anno precedente si segnalano per dinamismo Botrugno, Spongano, Scorrano e Morciano di Leuca, retrocedono invece Surano, Alessano e Guagnano. Considerando il valore assoluto troviamo il Comune di Lecce in pole position con un saldo di 85 imprese seguito da Casarano con 10 imprese; il Comune di Nardò registra in valore assoluto il peggior risultato con un saldo negativo di 27 imprese, preceduto dal Comune di Squinzano con 15 aziende in meno.

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