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Economia Piazzetta Tancredi, 7

In cerca di amministratori giudiziari per la custodia dei patrimoni criminali

Un corso, organizzato dall’OperFor dell’Università del Salento, per la formazione di figure professionali cercasi, in grado di gestire, amministrarem custodire e reimpiegare i beni confiscati alle organizzazioni criminali

LECCE - C’è tempo fino al 10 gennaio per iscriversi al corso di formazione post laurea in “Gestione, amministrazione, custodia e reimpiego del patrimonio criminale”, organizzato dall’OperFor dell’Università del Salento in collaborazione con l’Inag e patrocinato dal Ministero dell’Interno e dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, istituita nel 2010. Il corso, della durata di 65 ore (le lezioni si svolgeranno il venerdì pomeriggio a Lecce, presso la sede del Rettorato, in piazza Tancredi 7), attribuirà 25 cfpo agli iscritti all’albo degli avvocati e 65 cfpo agli iscritti all’albo dei commercialisti.

“Si tratta di un corso - sostengono gli ideatori, Marilena Gorgoni e Fernando Greco - che per densità e complessità del percorso formativo è in grado competere con gli unici altri due corsi in Italia del medesimo tenore: quello di Palermo e quello che si sta svolgendo presso la Cattolica di Milano”. Ai partecipanti - in possesso di laurea in economia o giurisprudenza – verrà garantita  una solida e aggiornata preparazione tanto sul complesso sistema di norme che a oggi regolano i numerosi profili disciplinari coinvolti (diritto e procedura penale,  diritto e procedura civile, diritto delle misure di prevenzione, diritto tributario, diritto commerciale, diritto fallimentare), quanto sull’esperienza anche di tipo manageriale consolidatasi nel campo dell’amministrazione di beni sequestrati e confiscati.

Il corso si rivolge a professionisti che, in qualità di amministratori giudiziari, intendano custodire e gestire beni e/o aziende confiscati alla criminalità organizzata; a funzionari di Enti locali e soci di cooperative cui si assegni un bene o un’azienda confiscati alla criminalità organizzata; a manager ed esperti di marketing che si occupino di curare la produttività e l’immagine di beni e/o aziende confiscate alla criminalità organizzata;  agli addetti alla gestione di problematiche finanziarie bancarie e assicurative legate ai beni e alle aziende confiscati alla criminalità organizzata.

Occorrono infatti competenze specifiche per controllare e preservare soprattutto le attività imprenditoriali dalle infiltrazioni criminali, spesso patrimoni ingenti che possono essere restituiti alla collettività, ma che risultano ancora in larga parte inutilizzati e fuori controllo. Lo conferma l’ultimo rapporto dell’Anbsc (aggiornato allo scorso ottobre): il numero complessivo di beni sottratti alla mafia è salito a 12.472; 1.639 sono aziende.

La maggior parte del patrimonio si trova in Sicilia; la Puglia con 1.086 beni sequestrati si colloca al quarto posto. Il reimpiego di questi beni continua però a presentare notevoli criticità: lo dimostra il grido di allarme lanciato da Don Ciotti, presidente di Libera, che qualche settimana fa ha denunciato il rischio che la mafia continui a vincere se i sequestri e le confische, pur numerosi, continueranno a rappresentare un peso e non riusciranno a restituire virtuosamente i beni alla collettività. Franco La Torre (figlio di Pio e presidente di Flare, la rete europea di associazioni contro il crimine organizzato), in un’intervista ha sottolineato come, per ovviare alla situazione, in aggiunta alla tutela dei dipendenti delle aziende confiscate e al proficuo utilizzo del contante sequestrato, occorra puntare sulla presenza di amministratori giudiziari competenti in grado di fare il loro mestiere fino in fondo e di programmare piani a medio e a lungo termine per le aziende confiscate.

Gli ideatori del corso sono partiti dalla constatazione di come le mafie e le associazioni malavitose in generale si siano trasformate in senso imprenditoriale e si avvalgano di tecniche sofisticatissime per veicolare i frutti delle attività illecite in settori produttivi. Le attività meno redditizie infatti sono state accantonate; oggi sono preferiti terreni economico-finanziari più fruttuosi, quali i mercati immobiliari e le finanziarie, le borse, la ristorazione. Gli ingenti capitali di cui dispongono rendono le organizzazioni criminali più competitive delle quotate holding finanziarie mondiali e la loro capillare penetrazione nel tessuto imprenditoriale permette loro di perdere i connotati criminogeni che originariamente le caratterizzavano e di affermarsi come un potere economico-finanziario in grado di competere nel sistema produttivo.

Ecco perché i beni sottratti alla criminalità rappresentano, per un verso, significativi trofei della vittoria della legalità e dell’interesse pubblico e, per altro verso, strumento di contribuzione allo sviluppo di un’economia già strutturalmente debole e oggi aggravata dalle conseguenze nefaste di una crisi finanziaria senza precedenti. Sequestrare e  confiscare i beni appartenuti alle organizzazioni criminali sono i primi passi di un percorso lungo e denso di ostacoli che sfocerà, infatti, verso il loro reimpiego virtuoso.

Occorre custodire e gestire quel patrimonio, amministrarlo imprenditorialmente, soprattutto se si tratta di aziende. A ciò provvederà l’amministratore di beni sequestrati e confiscati: la figura professionale che si intende formare attraverso questo corso, il quale dovrà possedere competenze giuridiche ed economiche, ma anche antropologiche, sociologiche, fiscali e soprattutto di gestione aziendale. Ulteriori dettagli sul sito dell’OperFOR https://operfor.unisalento.it.

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