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Economia Centro / Viale XXV Luglio

Cinque vertenze, lavoratori uniti in un solo coro: “Vogliamo i nostri soldi”

Operai del gruppo Palumbo, addetti alle pulizie delle scuole per Intini, ex collaudatori della pista di Nardò, lavoratori calzaturieri di Adelchi e Filanto. In prefettura non mancava quasi nessuno, compresa la polizia antisommossa

LECCE - Traffico in tilt lungo l’arteria di via XXV luglio, decine di lavoratori riversati in strada. Urla, tensione alle stelle e poi il primo varco che si apre tra i manifestanti per far transitare alcuni automobilisti in impaziente attesa. Anche oggi, davanti alla prefettura di Lecce, va in scena la crisi economica che assume i contorni della disperazione. I lavoratori, tutti, rivendicano i propri soldi: che siano il sussidio regionale per la cassa integrazione o gli stipendi arretrati dall’azienda di turno. E siccome il caso ha voluto che in un’unica giornata si condensassero le principali vertenze aperte sul territorio – Intini Source, gruppo Palumbo, Adelchi, Filanto, pista Prototipo di Nardò – le circostanze pare abbiano richiesto la presenza del nucleo antisommossa della polizia, subentrato nelle prime ore della mattina a vigilare la protesta, schierato ma inerme sul ciglio della strada. A parte l’iniziativa di alcuni addetti alle pulizie nelle scuole della provincia, attorcigliati con delle catene a favor di telecamera, la manifestazione è filata liscia, secondo previsioni.

I più agguerriti, esasperati, erano proprio loro: i dipendenti dell’azienda Intini ormai in liquidazione che rivendicano tre mesi arretrati di stipendio. Il pagamento parziale della mensilità di settembre, che doveva ammontare alla metà, si è tradotto in un magro assegno di 10, 18 euro per qualcuno: quasi “una presa in giro”, denuncia una lavoratrice, che trae la sua origine nelle trattenute Irpef operate dall’azienda. Tutti i lavoratori sono protestati, assicurano i sindacati: c’è chi non ha soldi per curarsi e chi, affogato dai mutui, non sa come tirare avanti. Alle spalle il solito e inestricabile nodo della catena di appalti che passa dalle scuole al consorzio Miles fino all’azienda di Noci, con i soldi che sembrano “perdersi” nell’ultimo passaggio. Ma è ora di dire basta, assicurano i sindacati per i quali l’unica soluzione rimane il pagamento diretto da parte degli istituti scolastici, “eliminando il gioco delle scatole vuote che comporta un notevole spreco di risorse”.

 Al folto gruppo di manifestanti si sono aggiunti ben presto anche gli operai al soldo del gruppo Palumbo, molti dei quali con le braccia conserte per la mancata cantierizzazioni della strada regionale 8 e della nuova 275 che collega Maglie ad Otranto. Se per quest’ultima infrastruttura le ruspe sono al lavoro almeno nel primo tratto tra Maglie e Palmariggi – e nonostante gli intoppi, sono stati impiegati 30 operai su 200 finiti in cassa integrazione – i nodi da sciogliere rimangono per il secondo tratto: tutto fermo, infatti, fino al rilascio degli ultimi pareri vincolanti.

Il problema principale riguarda, però, la strada regionale 8 i cui lavori sono stati bloccati quasi immediatamente. “Dopo i ricorsi presentati da alcuni proprietari di terreni contrari all’esproprio e la sentenza favorevole del Tar che ha dato ragione al gruppo Palumbo, le carte sono ritornate in mano alla magistratura”, spiega Giuseppe Maggiore di Fillea Cgil. E gli operai già sulle spine per il rinnovo degli ammortizzatori sociali regionali, in scadenza a fine anno, ora temono che l’azienda messa alle strette possa procedere con i licenziamenti.

I giorni fino alla cessazione della cassa in deroga scorrono velocissimi anche per i colleghi dell’eterna vertenza “Adelchi”: i reduci dell’azienda di Tricase, un tempo fiore all’occhiello del settore calzaturiero nel sud Salento, ormai non credono più a nulla. Rivendicano la loro dignità di persone e padri di famiglia, che passa dalla certezza del lavoro. Ma con un filo di voce. La protesta si è indebolita negli anni, fiaccata da “tutti quegli accordi presi al ministero dello Sviluppo Economico, puntualmente saltati”, spiega Rocco Panico. Così come sono saltate tre mensilità di cassa integrazione per 700 operai per i quali si è aperta la procedura di mobilità, compresi alcuni colleghi della Sergio’s di Specchia. Senza un’ulteriore proroga del sussidio regionale, il nuovo anno si aprirà con l’anticamera del licenziamento, spezzando così anche l’ultimo filo che lega questo stuolo di operai al vecchio “impero” tricasino delle calzature.

Qualche spiraglio si apre invece per i 700 e passa lavoratori di Filanto che oggi, prima presso la sede della Provincia di Lecce in via Salomi, e poi presso la stessa prefettura, sono riusciti a concludere con la proprietà un accordo per un altro intero anno di cassa integrazione. In gran parte ministeriale.

Il super lavoro del capo di gabinetto prefettizio, Guido Aprea si è concluso con l’ultima vertenza ritornata sul suo tavolo: quella degli ex collaudatori di veicoli all’interno del circuito Prototipo di Nardò. Ormai fuori dai giochi, i dipendenti della cooperativa All Service avanzano tre mesi di cassa integrazione, i colleghi di “Sasine” non ricevono il sussidio addirittura da luglio. I primi, insieme ai lavoratori di Italian Job, torneranno a Bari su richiesta della task force regionale il prossimo 20 novembre. “Noi non abbiamo ricevuto nessuna convocazione, così come fino a questo momento non siamo stati parte in causa nella vertenza. – spiega Fabrizio Vetrugno dipendente Sasine - Non abbiamo mai voluto infastidire i vertici di Ntc, la società che gestisce la pista, con la speranza di ritornare, un giorno, all’interno”.  Ma nella Prototipo, non sembra esserci più posto. All’interno hanno preso servizio “altri lavoratori interinali e i dipendenti di Copat, quella stessa cooperativa che aveva manifestato la volontà di riassorbirci”, conclude con amarezza il delegato Cobas, Marcello Scialpi.

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