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I tabaccai concedono il bis della protesta. Stop alla vendita per tre ore

Anche domani, come lunedì scorso, braccia incrociate dalle 9 alle 12 per rivendicare un aggio più alto sul prezzo delle sigarette. Il presidente Fit, Risso: “Chiediamo l’intervento del ministero dell’Economia e un guadagno equo per ricompensare le perdite”

LECCE – Prosegue la protesta dei tabaccai che, come annunciato, hanno indetto per domani mattina altre tre ore di sciopero  per contestare il risicato aggio sul prezzo delle sigarette. La protesta si ripeterà, dunque, nei modi già seguiti lunedì scorso: a Lecce, come nel resto d’Italia, dalle 9 alle 12 molti esercizi si asterranno dalla vendita del prodotto, anche nel caso di attività miste.

La mobilitazione dunque continua, e le saracinesche resteranno abbassate al fine di rivendicare le criticità della categoria, notoriamente considerata “privilegiata”. Al contrario, spiegano i sindacalisti della Fit (Federazione italiana tabacchi) gli affari sarebbero strozzati dai grossi oneri gestionali, da un vistoso calo delle vendite e dalla piaga del mercato nero. Ma il vero bersaglio della protesta è nella percentuale sul prezzo delle sigarette che rappresenta il guadagno degli esercenti, considerata troppo bassa anche in riferimento al panorama europeo.

“La prima giornata è stata un successo tale che siamo ancora più decisi di seguitare nella protesta”, ha spiegato il segretario nazionale, Giovanni Risso che ha annunciato l’astensione dalla vendita del tabacco anche per il 17 ed il 24 marzo, “e così via, fino a quando si renderà necessario”.

Fino a quando, cioè, “il ministero dell’Economia non ci riceverà per ascoltare le nostre motivazioni e cominciare a ragionare delle possibili soluzioni”. “Indifferibili – ha sottolineato Risso – se si vuol consentire alla rete di vendita dello Stato di continuare ad operare con dignità e professionalità”.

“Non chiediamo favori, solo di poter lavorare come sempre- ha aggiunto - . E di ottenere per questo nostro lavoro di cui si avvantaggia principalmente lo Stato, una remunerazione equa in grado di contrastare il calo di redditività delle nostre rivendite e sostenere le nostre famiglie”.

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