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Economia

Legge di Stabilità, i Patronati insorgono: “Basta tagli alle risorse”

Prevista una sforbiciata al Fondo di 48 milioni di euro. Acli, Inas, Inca e Ital chiedono la soppressione dell’emendamento e scrivono a deputati e senatori: “Vi saranno conseguenze gravissime per l’assistenza ai cittadini e per migliaia di posti di lavoro che sono a rischio”

LECCE - La legge di Stabilità 2016 interviene in modo pesante, per il secondo anno consecutivo, sul fondo destinato ai Patronati, proponendo un taglio di 48 milioni di euro. Tale intervento si aggiunge a quello di 35 milioni di euro già stabilito lo scorso anno, risultato di una riduzione dell’enorme cifra inizialmente ipotizzata, ottenuta grazie alla straordinaria mobilitazione, alla sensibilità di tanti parlamentari e al milione e 180 mila firme dei cittadini che hanno sottoscritto la petizione popolare.

In una lettera inviata a senatori e deputati, i presidenti di Acli, Inca, Inas, Ital hanno spiegato le ragioni per le quali chiedono la soppressione della norma che infligge un altro duro colpo alla rete dei patronati, considerando tale ipotesi “tanto intollerabile quanto inspiegabile”.

Il Cepa (composto da Acli, Inas, Inca e Ital) ha denunciato  soprattutto il carattere strutturale della riduzione delle risorse, con un ulteriore intervento sull’aliquota di alimentazione del fondo che, solo nel prossimo triennio, prevede un taglio del finanziamento, rispetto a quanto si attendeva fino allo scorso anno, di ben 284 milioni di euro per il periodo 2015 – 2018, con conseguenze “irrecuperabili” sull’assistenza dei cittadini in Italia e all’estero. La situazione risulta ancora più grave se si considera il ritardo cronico che affligge i pagamenti e la riduzione degli acconti e che l’intervento risulta strutturale, con un’ulteriore riduzione dell’aliquota di alimentazione del fondo.

Anche i tecnici di Camera e Senato, nel dossier sulla legge di Stabilità, hanno sottolineato come “andrebbe comunque attentamente ponderata la effettiva praticabilità di ulteriori riduzioni degli stanziamenti’ per i patronati ‘alla luce dei ripetuti interventi già operati in precedenza sul medesimo stanziamento”.

Da gennaio, la funzionalità degli uffici e il corretto pagamento delle retribuzioni e della relativa contribuzione sono a rischio. Questo anche a causa del fatto che il ministero del Lavoro non ha ancora chiuso la verifica dell’attività del 2012 e non si hanno garanzie sul tempestivo pagamento delle integrazioni ai “rimborsi” dovute per il 2013 e il 2014, per spese già legittimamente effettuate. L’anno scorso, per poter continuare a garantire la tutela a tutti i cittadini, i Patronati d’Italia avevano accolto positivamente la richiesta del governo di mettere subito in atto una riforma, con la promessa di non ricorrere a tagli ulteriori.

Pur consapevoli delle conseguenze organizzative e finanziarie, Acli, Inas, Inca e Ital avevano creduto in una revisione improntata alla razionalizzazione del “sistema”, alla trasparenza nell’utilizzo delle risorse e all’ampliamento dell’attività con interventi territoriali sul welfare. Convinto che tale riforma avrebbe valorizzato competenze e attività, il Cepa ha atteso e sollecitato invano i decreti del ministero del Lavoro, che dovevano essere emanati entro il 30 giugno scorso, con le indicazioni sull’applicazione del nuovo assetto del sistema.

Di tali decreti non c’è traccia e ora si torna a parlare di tagli. Per salvaguardare l’accesso gratuito alla tutela previdenziale e socio-assistenziale per i cittadini e per difendere migliaia di posti di lavoro degli operatori di patronato, Acli, Inas, Inca e Ital hanno chiesto al Parlamento e al governo l’annullamento della norma.

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