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Economia

Bat Italia richiamata all'ordine: il piano di riconversione zoppica ancora

La verifica ministeriale fa luce sui chiaro scuri degli accordi del 2010: su tre aziende subentrate nel sito, solo una non desta preoccupazioni. A metà settembre Bat dovrà presentare alternativa per i 22 dipendenti Hds in mobilità

LECCE - La prima verifica semestrale sull'accidentato piano di riconversione industriale della ex Manifattura Tabacchi di Lecce, come previsto, ha scoperchiato il calderone dei ritardi e delle promesse mancate riguardo alla piena ricollocazione di tutte le maestranze. Su tre aziende subentrate nel sito dismesso da Bat Italia, solo Icobucci lascia sul tavolo ministeriale un impegno valutato "credibile" di impiegare a pieno regime le 170 unità assorbite, a partire dal primo settembre, fatte salve le autorizzazioni che dovranno rilasciare le varie istituzioni.

In Ip (ex Korus) la situazione si conferma talmente preoccupante che più di qualcuno ha profilato un rischio di chiusura entro fine agosto: "Il piano industriale dell'azienda non sembra reggere sul mercato locale, già saturo di laminati di alluminio. In più, Ip non ha commesse. Come può andare avanti?" suggerisce il segretario provinciale Cisal, Vito Perrone. La crisi occupazionale aperta da Hds che ha fallito anche il terzo tentativo di presentare un progetto industriale credibile (mettendo, infine, 22 persone in mobilità) potrebbe non essere l'unica.

Ed è scoccata l'ora, per British American Tobacco di assumersi la responsabilità di un accordo rispettato a metà: il richiamo all'ordine arriva al margine del tavolo ministeriale convocato, finalmente, per oggi, cui hanno preso parte le rappresentanze istituzionali del territorio, insieme ai rappresentanti aziendali di Ip, Korus, Iacobucci e Bat ed i sindacati (gli agroalimentaristi nazionali Cgil, Cisl, Uil e Cisal insieme alle federazioni provinciali del settore alimentare, metalmeccanico e dei servizi).

Entro metà settembre il colosso britannico del tabacco che, due anni addietro, lasciò il vuoto dietro di sè per pure esigenze di redditività (nella Manifattura di Lecce non c'era l'ombra della crisi), dovrà ripresentarsi a Roma con alternative credibili per i lavoratori Hds rimasti per strada. Analogo discorso per l'azienda Ip in cui "70 lavoratori girano a vuoto in uno stabilimento dove c’è solo un vecchio macchinario. - precisa il segretario provinciale Uil, Salvatore Giannetto - L’azienda ha tuttavia assicurato che entro il 15 settembre metterà al lavoro 35 persone e che entro gennaio 2013 andrà a regime impiegando tutti e 70 i lavoratori ex Bat". Il ministero dovrà quindi verificare il rispetto di quest'ulteriore impegno.

Di sicuro a Bat Italia è stato presentato un conto, in termini di costi sociali e morali, che le istituzioni e le famiglie del territorio non intendono più pagare: il colosso britannico presentò le tre aziende cui passare "la staffetta" dei lavoratori, prima di uscire di scena. Ma non per sempre.

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