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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Fra crisi, tagli e metà giovani disoccupati, quale Primo Maggio?

Nel Salento situazione ancora drammatica, come denunciano i sindacati. E intanto oggi i lavoratori Bat in protesta: "Non abbiamo nulla da celebrare: dove sono le istituzioni?"

LECCE – Quale Primo Maggio? Quello dei lavoratori Bat? “Da ormai sei anni non abbiamo nulla da celebrare”, dicono oggi, presentandosi davanti ai cancelli della loro ex azienda. “Non c’è dignità senza lavoro”, recitava uno dei vari striscioni al seguito.

O magari il Primo Maggio degli operai facenti capo al gruppo Palumbo, che attendono l’esito dell’infinita querelle sulla 275 per conoscere il loro stesso destino? Anche ieri, alla vigilia della Festa del lavoro, erano al solito posto, nei pressi dello svincolo per Scorrano, a manifestare come ogni domenica, da mesi. “Vista la nostra situazione, non c’è nulla da festeggiare”, hanno detto (a loro si riferisce il video qui sotto, Ndr).   

Sono solo due dei tanti esempi che si potrebbero fare in questo Salento martoriato, dove la crisi morde come e forse più di altrove, e giusto perché questi lavoratori in cerca di scampoli di futuro danno segni di resistenza. Quanti hanno perso la speranza e non alzano più nemmeno la voce?

Dalla Cgil il commento, quest'anno, tende a controbilanciare dati positivi e negativi. Perché, sì, è vero, Valentina Fragassi, segretaria generale a Lecce del sindacato, festeggia la “legge che abolisce le norme su voucher e appalti” e ricorda come si vada ora avanti con convinzione “con la sfida per la Carta dei diritti universali del lavoro”, cioè “un nuovo Statuto dei lavoratori che include tutti ed estende i diritti a chi finora ne era escluso”, ma menziona con seria preoccupazione anche gli ultimi dati Istat nazionali.

“In provincia di Lecce – spiega -, l’ultimo dato dei Centri per l’impiego (anno 2016) registra l’aumento della disoccupazione, che sale al 23,1 per cento nel 2016 (11,7 per cento in Italia), rispetto al 22 per cento dell’anno precedente (11,3 per cento in Italia)”. E aggiunge: “Migliora, ma resta drammaticamente alto, il livello di disoccupazione giovanile nella fascia di età 15-24: 50 per cento in provincia di Lecce, contro la media italiana del 37,8 per cento (nel 2015: Lecce 55,4 per cento - Italia 40,3 per cento)”.

Il problema è che, guardando alla sola porzione dei giovani nella fascia fra i 25 e i 34 anni, la percentuale di  disoccupati sul territorio ha avuto un picco nel giro di un anno: 33,6 per cento in provincia di Lecce (17,7 per cento in Italia), contro il 26,9 del 2015 (17,8 in Italia). E c’è da aggiungere, come spiega ancora Valentina Fragassi, che all’interno di questa fascia di età, la situazione delle donne è molto più grave: “Il livello di disoccupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni in provincia di Lecce è del 40,6 per cento (19,6 per cento in Italia). Un dato che è aumentato considerevolmente rispetto all’anno precedente (2015 a Le 31,8 per cento, in Italia 19,6 per cento)”.

“Per non parlare del dato sull’inattività – prosegue -: donne che, spesso pur avendo raggiunto un grado elevato di istruzione, rinunciano a cercare un lavoro. In provincia di Lecce, risulta inattivo il 41,1 per cento delle donne di età 25-34, contro il 15,7 per cento dei maschi della stessa età. Un dato notevolmente al di sopra della media nazionale (in Italia, donne 35,9 per cento e maschi 9 per cento)”.

La percentuale di inattività femminile sale con l’aumentare dell’età: non lavorano e non cercano occupazione in provincia di Lecce il 44 per cento delle donne di età tra i 35 e i 44 anni, contro il 29 per cento del resto d’Italia.

“Non si possono usare parole come industria del turismo, se le istituzioni non investono in formazione di professionalità e se le imprese non spingono sulla qualità e nella legalità del lavoro oltre che nell’offerta dei servizi e nell’innovazione tecnologica”, commenta poi la segretaria, parlando del mercato del lavoro a tutto tondo nel Salento. “ E questo vale anche e soprattutto per l’industria, il manifatturiero e l’agroalimentare. La crescita non può essere pagata sempre dai lavoratori”.

“In alcuni settori, come l'edilizia e l'agricoltura, si continua a morire come cinquant'anni fa. Questo significa che l'innovazione non rappresenta ancora la cifra culturale e organizzativa dello sviluppo economico”. E poi, c’è il caporalato: “Riguarda non soltanto le persone immigrate, ma anche i lavoratori e le lavoratrici residenti”, spiega. “Il problema noi lo conosciamo e non vogliamo solo parlarne, vogliamo risolverlo e come ogni anno anche quest’anno saremo presenti nelle campagne e lanceremo la nostra sfida al caporalato”.

Non molto distante è il discorso di Antonio Nicolì, segretario generale della Cisl di Lecce. Che ricorda: “Questo è il decimo anno in cui la ricorrenza del Primo Maggio deve fare i conti con gli effetti nel mondo del lavoro di una crisi che ha dilaniato ed ancora dilania la condizione del lavoro e le speranze di lavoro”.

“La scelta delle Confederazioni nazionali di celebrare la giornata a Portella della Ginestra è significativa per tutti, ma in particolare per quei territori che ancora combattono fra una sfida di modernità e di futuro, della cui necessità si ha consapevolezza, ed il permanere di fenomeni di sfruttamento e di prevaricazione, odiosi ed arcaici, che ledono la dignità delle persone, attraverso la disoccupazione, il lavoro nero, il caporalato, lo stato permanente di precarietà”, aggiunge.

“Ecco allora il senso nuovo e vecchio della giornata, esplorare nuove strade, cercare nuove risposte, rimettendo al centro il valore antico del lavoro per la persona e per la società. Non è più tempo di sole parole – dice Nicolì -, ma di impegni e di responsabilità ad ogni livello”.

E intanto, loro, i lavoratori Bat, questa mattina erano davanti alla sede. “Con dignità portiamo avanti la battaglia  per riavere il nostro posto di lavoro”. Loro si dicono vittime di quella che chiamano una “riconversione truffa”. E spiegano, in un comunicato: “E’ servita solo alla British American Tabacco, la quale ha chiuso lo stabilimento di Lecce adducendo a pretesto che il mondo del tabacco è in perdita per una riduzione dei volumi, ma ha poi speso 49,4 miliardi per acquistare Reynolds (Camel)”.

“In tutto questo abbiamo chiesto aiuto alla politica locale e regionale e anche lì siamo ancora in attesa di risposte : aspettiamo risposte da Emiliano, al quale abbiamo più volte scritto, dal vice ministro Bellanova che ricordiamo scendeva in piazza con noi, dal Comune e da una campagna elettorale che parla solo di filobus, stadio ma mai di politiche attive del lavoro”.

“Il 5 maggio scadranno gli ammortizzatori sociali per circa ottanta di noi e ci chiediamo: dove sono quei politici, quei sindacati che l'accordo lo hanno firmato?”

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