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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Piccole e medie imprese: il cuore dell’economia salentina punta dritto su Roma

Il 18 febbraio Rete imprese Italia ha organizzato una manifestazione nella capitale. Accesso al credito, sblocco dei pagamenti, riduzione della pressione fiscale: le richieste sono le stesse di sempre, ma la condizione generale è da "ultima spiaggia"

LECCE – Una mobilitazione generale per chiedere al governo – a questo punto quello che sarà formato nei prossimi giorni attorno alla presidenza di Matteo Renzi – di stare dalla parte delle piccole e medie imprese e non da quella delle banche e della pubblica amministrazione che burocratizza il tempo e inaridisce lo spazio della crescita e quindi anche del lavoro.

Le Pmi si sono date appuntamento a Roma, il 18 febbraio, per una manifestazione che si annuncia molto partecipata e che, nelle intenzioni di promotori, rappresenterà la prima occasione per far comprendere ai rappresentanti politici il peso di una lobby economico-sociale che si è stancata di essere dissanguata e umiliata.

Casartigiani, Confederazione nazionale dell’artigianato, Confartigianato, Confocommercio e Confesercenti – riunite in Rete Imprese Italia – descrivono la situazione attuale, determinatasi da cinque anni ininterrotti di crisi della produzione e contrazione dei consumi, come quelle che precede il baratro di una condizione alla “greca”.

In provincia di Lecce le aziende fino a 10 addetti.  sono 69mila 898, il 96,48 per cento del totale. Comprendendo quelle fino a 50 si arriva al 99,72 per cento; con quelle medie, fino a 250, si arriva al 99,98 per cento. Gli occupati sono 177mila di cui 124mila interni al nucleo familiare e 53mila subordinati. Come se, in una tavola, il cibo fosse diviso tutti i giorni tra una coppia con un figlio e un dipendente.

salvatoresantese_confesercenti-2Partiranno dal Salento in 500, ma nella capitale convergeranno da tutto il Belpaese con 400 autobus, treni e aerei. Le Pmi vanno dunque oltre il perimetro delle rispettive associazioni per formare una rete di pressione, forti di una “coscienza di classe” e di una piattaforma comune che rivendica da anni gli stessi punti: minore pressione fiscale, accesso al credito, sgravi per le nuove assunzioni, sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione.

FlorianaDellorco_Casartigiani-2“Non è una manifestazione contro, ma per costruire – ha dichiarato Salvatore Santese di  Confartigianato e coordinatore di Rete Imprese Italia Lecce -: vogliamo riprenderci il nostro futuro. Dal 2007 abbiamo perso il 9 per cento del Prodotto interno lordo, il reddito delle famiglie è diminuito quasi del 10 per cento. Nel frattempo, le tasse, nazionali e locali, hanno raggiunto livelli oramai insostenibili, mentre il credito per le Pmi cala ininterrottamente dal 2011”.

“Nel 2013, in provincia di Lecce, hanno cessato l’attività 5mila 552 imprese, in particolare nel commercio – vitonegro_cna-2ha aggiunto Santese – si registra un saldo negativo di 403 aziende e nell’artigianato di 411. Nonostante questo, la pressione fiscale e contributiva sulle imprese è ancora al 66 per cento, 20 punti in più della media europea. Le tariffe non smettono di crescere e la riforma della tassazione locale si annuncia come l’ennesima batosta”. Floriana dell’Orco, di Casartigiani, ha ricordato come la burocrazia costi in media 7mila annui alle aziende del territorio, mentre Vito Negro, di Cna, ha citato l’esempio di un credito di un milione di euro vantato da un’impresa che ha realizzato lavori pubblici per il Comune di Lecce.

LuigiDerniolo_Confartigianato-2Luigi Derniolo, di Confartigianato, ha chiesto al nuovo governo un nuovo inizio, rimandando ai fatti concreti qualsiasi giudizio o impressione. Chiaro poi, il monito alla classe dirigente locale oltre che nazionale: “Come li abbiamo eletti, li possiamo mandare a casa”. Antonio Rizzo, di Confcommercio, ha definito lo scenario presente come la classica ultima spiaggia.

antoniorizzo_confcommercio-2Le Pmi sanno di essere il cuore pulsante dell’economia italiana, rappresentando un’infrastruttura solida e diffusa molto più che nel resto dell’Europa: il 10,2 per cento di tutta l’occupazione europea è garantito dalle imprese italiane, piccole e medie che generano i 69 per cento del fatturato (Dati Eurostat 2010). Il fatturato medio delle aziende fino a 249 addetti è il più alto d’Europa in ogni segmento, ma questo dinamismo è svuotato dal peso dell’oppressione fiscale e delle lentezze burocratiche. 

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