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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia Trepuzzi

“Terre di Cerrate”: le masserie attorno all’Abbazia si mettono assieme per una nuova forma di turismo

Nasce una rete di imprese per riscoprire il ricco patrimonio agricolo, architettonico, paesaggistico dell’area che circonda il monumento nel territorio al confine tra Trepuzzi, Surbo e Squinzano

TREPUZZI – È fondamentalmente un angolo assolato del Salento, fino ad ora rimasto "nell'ombra". Nella piccola, grande costellazione paesaggistica, al centro vi è l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, gioiello di architettura romanica dell’Alto medioevo. Tutt’attorno, come satelliti, orbitano masserie dalle mura imponenti. Tanto da non essere state sfibrate né dalla salsedine del vicino Adriatico, né dai sussulti del carillon della storia. Ora quelle strutture provano a mettersi in rete, quasi a formare una cintura protettiva attorno all’abbazia e vengono così alla luce le “Terre di Cerrate”. Non nascono oggi, in realtà. Esistono da sempre e gli olivi secolari - quelli che almeno non sono stati falcidiati da malattie, disseccamenti e incendi-  lo certificano.

Nasce però una rete di imprese, in collaborazione con le amministrazioni comunali, per tutelare innanzitutto il patrimonio storico e agricolo. Poi valorizzarlo tramite quindici aziende del territorio che nei prossimi mesi, potrebbero certamente aumentare di numero. Gli operatori si sono poste un obiettivo: far rivivere l’economia rurale attraverso un’offerta enogastronomica in primis, ma anche modificando i parametri del turismo, puntando a quello consapevole. A quello che concorre nel preservare un’area. Al turismo di chi si affeziona ai luoghi. E poi ci ritorna. Tutta l’area conta non solo 12 masserie fortificate, sei agriturismi e dieci ciclo-itinerari. Nella zona sono anche presenti tre frantoi, altrettanti musei (Museo di Cerrate, Museo del vino di Squinzano e Museo della Masseria “La Badessa”) e tre camminovie millenarie (Via Francigena, Via Traiana e Via Li Carli, da Squinzano a Casalabate).

Quegli stessi obiettivi sono stati anche inseriti all’interno del progetto di cooperazione denominato, appunto, “Cerrate” e finanziato dalla Regione Puglia. Dove “Cerrate” diviene non più soltanto il nome del territorio che guarda all’Adriatico del nord Salento, ma anche l’acronimo di:  Cooperazione etico ambientale di una rete rurale per l’accoglienza turistica ed enogastronomica”. Come quella antiche dimore rurali un tempo costituivano un sistema economico e di protezione con torri di avvistamento, muraglie, caravanserragli lungo la via Traiana e la via Francigena, ora aspirano ad essere “vedette” del territorio. In senso conservativo, in primis.

Intanto, tutti gli imprenditori di concerto con il Fai, Fondo ambiente italiano che dal 2012 gestisce l’abbazia, hanno organizzato tre educational tour per far conoscere sia il monumento millenario, sia i vari settori dell’agroalimentare. Tre appuntamenti: il primo si è svolto nella serata di ieri (gli altri due tra settembre e novembre) e si è concluso con un originale spettacolo teatrale a cura del teatro Koreja e dal titolo "Il pasto della Tarantola". Piéce recitata anche in lingua inglese, per dare la possibilità ai turisti presenti in una delle masserie di vivere una serata decisamente originale rispetto alle solite, più  tradizionali degustazioni.

“Con la riapertura delle attività post-lockdown anche la rete d’imprese Terre di Cerrate ha ripreso il programma di lavoro e investimenti.”, afferma il presidente della rete Cosimo Tafuro. “La seconda fase del progetto ha preso il via con un educational tour in tre tappe, durante le quali potremo far scoprire l’enorme bagaglio culturale dell’economia rurale del nord Salento. Il nostro territorio ha un potenziale notevole che ci auguriamo di mettere presto a sistema”, conclude. 

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