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Economia

Depositato il ricorso: ex dipendenti Monte dei Paschi si rivolgono al giudice del lavoro

Quasi tutti i lavoratori interessati dalla cessione di attività dall'istituto bancario ad una società esterna intrapreso una battaglia legale. Ritengono di essere vittime di un licenziamento mirato, mascherato da esternalizzazione

LECCE – Ci vediamo davanti al giudice del Lavoro. C’è la delega di quasi tutti i 182 lavoratori ex  Monte dei Paschi di Siena in calce al ricorso presentato presso il tribunale di Lecce. L’obiettivo è quelle di ottenere il riconoscimento del danno subito nell’operazione che ha visto l’istituto toscano cedere alla Fruendo srl – società con sette poli operativi - una serie di attività prima svolte all’intero della stessa banca.

Si tratterebbe, secondo i dipendenti, non di una esternalizzazione, come pubblicamente dichiarato, ma di una espulsione “fuori dal perimetro bancario” di 1083 lavoratori (in tutta Italia) ben identificati. Insomma, una selezione al contrario: “Così lavoratori che svolgevano la medesima attività insieme ad altri colleghi – recita la nota inviata agli organi di informazione - sono finiti uno per uno per essere esternalizzati. mentre l’altro assegnato ad altri uffici della banca. Solo a  Lecce l’operazione ha interessato oltre 180 lavoratori che, a causa dell’età media piuttosto bassa (circa 46 anni), sono  i più esposti al rischio licenziamento definitivo. Risulta infatti evidente che la nuova società Fruendo srl non sia in condizione di offrire alcuna certezza per il futuro”.

Di piano industriale, dicono i lavoratori, non si è mai parlato nonostante siano passati alle dipendenze della società partecipata da Accenture e Bassilichi – dal primo gennaio di quest’anno. Un passaggio della vicenda risulta loro particolarmente inquietante: il primo riguarda l’artificio contabile di Bmps di iscrivere a bilancio il totale del risparmio realizzato con la “esternalizzazione” e di spalmare allo stesso tempo su 15 anni il costo del servizio assegnato alla società terza: “Ci si chiede come sia possibile che Bmps ceda le attività ed i lavoratori che le svolgono, ad una nuova società che promette di fornire a Bmps le stesse attività con lo stesso personale dietro il pagamento di un canone ben più basso del costo del personale stesso che ha preso in carico con l’esternalizzazione”.

Il ricorso al giudice del lavoro punta a dimostrare l’applicazione illegittima della norma sulla cessione dei rami d’azienda che si sarebbe tradotta in un licenziamento di fatto legalizzato. I lavoratori sono rappresentati dagli avvocati Spani e Licci di Lecce, Bolognesi di Roma e Cirillo di Napoli.

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