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Niente posta per un mese. I lavoratori promettono una guerra di trincea

L'iniziativa, unica in Italia, è stata lanciata dai sindacati a causa del carico di lavoro e dei disagi vissuti dagli addetti al recapito ed alla sportelleria. "L'azienda ha risposto alle nostre richieste con arroganza. Consapevoli dei disagi, chiediamo solidarietà"

LECCE – Poste in sciopero per un mese, addirittura. A proclamare l’astensione dal lavoro per tutti i lavoratori salentini addetti al recapito delle lettere ed alla sportelleria sono state le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Uilpost, Failp Cisal, Confsalcom e Uglcom. Una decisione eclatante, che non mancherà di far sentire i propri effetti sull’utenza finale e peraltro presa soltanto nel territorio nella provincia di Lecce, unico in Italia. Il ricorso a questa modalità di protesta, riconosciuta dalla Commissione di garanzia sui servizi essenziali, a detta dei sindacati si è reso necessario perché, da troppo tempo, l’azienda Poste Italiane ricorrerebbe alle prestazioni straordinarie  per sopperire alle proprie carenze di personale.

Una situazione denunciata dalle parti sociali che non solo penalizzerebbe i lavoratori, sottoposti ad a un eccessivo carico di lavoro, ma anche i cittadini, costretti a estenuanti file allo sportello e destinati a ricevere la posta con enormi ritardi.

Ai disagi puntualmente registrati si aggiungerebbero situazioni che, in molti uffici, sarebbero “al limite del mobbing, con un clima interno avvelenato dalle enormi pressioni sull’attività commerciale, il recapito della giacenza e per una programmazione ferie parcellizzata giornalmente e imposta mensilmente che non tiene conto delle esigenze dei lavoratori ma solo di quelle aziendali”, aggiungono i referenti sindacali.

Il nodo cruciale riguarderebbe la composizione degli organici della sportelleria e del recapito, ridotti ormai all’osso, i cui lavoratori sarebbero chiamati a sostituire anche i colleghi assenti per lunghi periodi o chiamati a svolgere ruoli diversi, spesso nel commerciale o in formazione.

Questa prassi condurrebbe ad una continua mobilità da un ufficio all’altro della provincia, con lavoratori costretti ad anticipare i soldi del carburante e il cui rimborso verrebbe riconosciuto anche dopo quattro o cinque mesi. A queste problematiche i sindacati aggiungono le presunte “convocazioni in direzione, con orari non contrattuali e spesso pomeridiani e a volte senza neanche il riconoscimento del compenso straordinario, come nel caso dei direttori d’ufficio”.

Questi ultimi non godrebbero neppure di tutela legale, per quanto prevista contrattualmente, nei casi di contenzioso con la clientela o di interventi della magistratura per i ritardi con cui l’azienda fa arrivare i documenti nelle richieste di accertamenti titoli.

Ma i nodi di Poste Italiane non finiscono qui: “Vi è una situazione ambientale e igienica a rischio e in violazione delle leggi  senza precedenti, figlia di appalti al ribasso, che non garantiscono spazi di lavorazione a norma, un’adeguata pulizia dei locali, l’areazione dell’aria e la sanificazione degli impianti di condizionamento – aggiungono Salvatore Labriola, Oreste Amante, Otello Petruzzi, Massimo Tortora, Angelo Rizzello -. Non di meno la situazione sulla prevenzione degli infortuni, specie quella sul recapito, che ha costretto i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza a intervenire pesantemente con esposti allo Spesal”.

I sindacalisti presentano un esempio su tutti: l’ufficio postale di Lecce Centro (piazza Libertini), aperto al pubblico senza alcuna autorizzazione e rispetto sia per i lavoratori che per i clienti, proprio nei giorni scorsi su denuncia degli Rls è stato oggetto di visita ispettiva da parte dello Spesal.

A queste rivendicazioni l’azienda avrebbe risposto con arroganza, negando l’evidenza della situazione. Da qui allo sciopero il passo è stato brevissimo: “Siamo consapevoli che questa iniziativa porterà grossi disagi alla clientela, chiediamo quindi comprensione e solidarietà. Lo sciopero serve anche ai tanti cittadini e pensionati che quotidianamente usano i servizi di Poste Italiane – precisano i sindacalisti - . I lavoratori scioperano anche e soprattutto per riconquistare una dignità perduta che Poste Italiane ha immolato sull’altare del mercato, sacrificando non solo i diritti dei lavoratori ma anche quelli dei cittadini”.

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