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Presidio con i sindacati / Galatina

Minermix, lavoratori protestano davanti ai cancelli contro il licenziamento collettivo

In attesa della task force regionale, che verrà convocata lunedì 6 febbraio, sit-in all’esterno dell’azienda e sciopero proclamato per tutta la giornata

GALATINA – Lavoratori incrociano le braccia per protestare contro la decisione dell’azienda di sospendere la produzione: è andato in scena, a Galatina, davanti alla sede della Minermix, impresa specializzata in calce e derivati, un presidio con le sigle sindacali di categoria (Fillea-Cgil, Filca-Cisl e FenealUil Lecce) per dare forza alle richieste che verranno portate al tavolo il prossimo 6 febbraio, quando si radunerà nuovamente la task force regionale che affronterà questa vertenza.

I lavoratori, radunati da questa mattina davanti ai cancelli dell’azienda, hanno tenuto un sit-in fino al primo pomeriggio ma continueranno a scioperare per tutta la giornata, come preannunciato nei giorni scorsi quando avevano proclamato lo stato di agitazione e azioni di protesta contro la procedura in atto.

Un segnale all’azienda contro scelte che non sono condivise nella logica e nella tempistica. Hanno sostenuto la protesta anche la segretaria generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi, la segretaria generale della Cisl Lecce, Ada Chirizzi e il coordinatore territoriale della Uil Lecce, Mauro Fioretti.

Minermix, che opera a Fasano e Galatina, com’è noto, aveva dichiarato a gennaio la volontà di sospendere la produzione e di mandare a casa 59 dipendenti, sulla base degli effetti a catena generati dalla crisi e dalla situazione della principale committente, le Acciaierie d’Italia, ovvero l’ex Ilva di Taranto. Per i sindacati, invece, visti gli investimenti che il governo starebbe prevedendo per il colosso siderurgico, la scelta non sarebbe comprensibile.

Luca Toma, rappresentante della Cgil e segretario provinciale Fillea, presente al presidio, spiega come l’attenzione sia orientata alla task force regionale, che si radunerà lunedì prossimo: “Di certo – afferma – la decisione dell’azienda non tiene conto né del contesto produttivo né dell’indotto, operando con la chiusura una forzatura che riteniamo non giustificata”.

Con lui Raimondo Zacheo (Filca) e Paola Esposito (FenalUil) ribadiscono il secco “no” alla chiusura dell’attività e rilanciano: “Gli investimenti che il Governo ha previsto per il colosso siderurgico di Taranto consentiranno di far ripartire anche l’indotto nel corso dell’anno, per cui non capiamo le ragioni di questa scelta di questa fuga improvvisa. Continueremo con lo stato di agitazione del personale, oggi abbiamo previsto il blocco dell’attività lavorativa per tutti i turni ed organizzato un sit-in di protesta”.

“Auspichiamo – ribadiscono i tre - che si arrivi a un accordo-ponte per il ricorso agli ammortizzatori sociali, ma solo per il tempo strettamente necessario a contenere questa fase di crisi aziendale, perché con l’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime, non possiamo gravare ulteriormente su queste famiglie. Le Istituzioni siano al nostro fianco – concludono - e ci aiutino a trovare una soluzione che possa garantire il futuro di queste 59 famiglie”.

In vista, dunque, del nuovo incontro della task force regionale, convocato per il prossimo 6 febbraio, i sindacati chiedono garanzie per la salvaguardia dei posti di lavoro e invitano i vertici aziendali a rivedere la propria posizione.

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