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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Venti tele per una nuova mostra: 70 x 70 im-prón-te

Venti tele per la nuova personale di Francesco Pasca per nuove connessioni tra gesto pittorico, parole, visioni

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

Si intitola "70 x 70 im-prón-te" la personale di pittura di Francesco Pasca che dal 10 al 16 giugno sarà allestita negli spazi della Fondazione Palmieri a Lecce in Vico dei Sotterranei grazie all’organizzazione dell’associazione culturale Le Ali di Pandora e la casa editrice Il Raggio Verde. Venti tele, rigorosamente di forma quadrata per raccontare un nuovo percorso espositivo in cui è possibile rintracciare tutti gli elementi cari alla poetica dell’artista - il Tempo, le costellazioni, il mosaico di Otranto... Instancabile sperimentatore – scrittore, matematico e architetto - sin dai tempi della sua adesione al manifesto della Singlossia Francesco Pasca ama giocare con colori, parole, e segni stabilendo continue connessioni tra il gesto pittorico e la parola scritta per costruire e reinventare architetture visive e al contempo del pensiero. La mostra, a cura di Mariagrazia De Giorgi, sarà inaugurata il 10 giugno_ore 19 (ingresso libero) con un ricco programma che vedrà gli interventi dello scrittore Antonio Errico, di Mariagrazia De Giorgi curatrice della mostra, la docente Laura Madonna che presenterà “7x7 t’amo sulla (carta)”, la nuova raccolta poetica dello stesso Francesco Pasca, edita da Il Raggio Verde nella collana ConTesti DiVersi dedicata alla poesia contemporanea. Sarà l’attrice Tiziana Buccarella a dar voce ad alcune liriche tratte dal libro. In chiusura Matter/materia suoni-segni performance a cura di Emanuele Flandoli Toscano e Massimo Pasca. In occasione del finissage, sabato 16 giugno omaggio a Francesco Saverio Dodàro e serata dedicata alla poesia visiva nell’incontro condotto dallo stesso Francesco Pasca, Marilena Cataldini e Francesco Aprile. Parte integrante della mostra, infine, i lavori ovvero le “im-pròn-te” lavori a quattro mani che Francesco Pasca ha realizzato con Vincenzo Ampolo, Giuseppe Apollonio, Francesco Aprile, Marilena Cataldini, Italo Di Tondo, Massimo Pasca. La mostra “Settanta X settanta - scrive la curatrice Mariagrazia De Giorgi - è la dimensione di 20 tele che, attraversando lo spazio, si compongono e scompongono attraverso uno studio di elaborati elementi architettonici, presuppongono un sapiente uso del colore, della parola, dei numeri, del di-segno, della stampa e della tecnologia. Queste “impronte” occupano tridimensionalmente le superfici attraverso l’eliminazione, la neutralizzazione e l’aggiunta di elementi fondamentali e solo dopo un’attenta osservazione e assimilazione, emergono tre strati pittorici e materici elaborati dall’artista con lo stesso ingegno con cui elabora moduli matematici e architettonici. Ed è proprio su queste venti tele che si proiettano i temi più cari all’artista diventando così opere dal profondo spessore teorico, all’interno di una corrente artistica che si propone sempre nuova e impegnativa. Queste sono opere che rientrano nell’alveo logico costruttivista e che ci conducono ad una storia lontana fatta di simbologie precise come il quadrato e il cerchio, formule matematiche che impongono un ordine e una rigidità geometrica, evidenti peraltro sono i richiami al passato, all’archè e all’origine di tutte le cose oltre che al futuro non ancora ascrivibile. Tuttavia l’unione di questi e altri elementi inducono a pensare che Pasca abbia consapevolmente voluto e creato una sorta di provocazione fantastica lasciando così, la libertà di immaginare e di completare una visione in sospeso a chi guarda, inconsapevole del fatto che quel disegno e quel linguaggio fanno parte di un teatro che probabilmente non potrà mai essere decifrato fino in fondo, se non da lui stesso. Il libro A proposito del libro scrive in una nota la prof Laura Madonna: “La sua è una scrittura che prende vita e si dipana con originalità; e sapienza tra “colori estratti dalla mente”: non a caso si manifesta nell’esigenza di artifici letterari utili per tradurre un’ispirazione che si dibatte tra inquietudine, sogno e segni in una ricerca di verità; e di un silenzio pacificatore che assolva a una funzione unificatrice di visioni ed emozioni che possa mostrare “il” senso. Tutto si attua nella trama del Tempo, che viene dall’autore interrogato anche attraverso il mito e grazie a un’attenzione fenomenologica e intenzionale tipica dell’ “attesa” che si esprime in parole di intensa quanto laica religiosità che sono lettura di un “qui” che sconfina verso spazi insondabili. Ed è qui, nel silenzio della pagina bianca, che diventano luogo abitabile, accogliente, proiettato nello sconfinamento verso il “possibile”.

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