Versi, note e amore: Catalano e Dente “Contemporaneamente insieme”
Originale spettacolo in programma venerdì alle Officine Cantelmo. Un’anticipazione nell’intervista alla “rockstar” della poesia italiana contemporanea
LECCE – “Ogni volta che mi baci muore un nazista”, “Ti amo ma posso spiegarti”, “Piuttosto che morire m’ammazzo” sono i titoli ironici e stravaganti di alcune delle raccolte di poesie di Guido Catalano.
Torinese, classe 1971, è una specie di rockstar della poesia italiana contemporanea. Sempre in tour per proporre le sue parole, autore del romanzo “D’amore si muore ma io no”, protagonista del mockumentary “Sono Guido e non guido” firmato da Alessandro Maria Buonomo, Catalano venerdì 9 marzo approderà per la prima volta a Lecce. Dalle 21 sarà alle Officine Cantelmo per la tappa salentina – organizzata da Coolclub e TTEvents nell’ambito del Sud Est indipendente - del tour di “Contemporaneamente Insieme”.
Nel fortunato spettacolo, diretto da Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, condivide il palco con il cantautore Dente. Rime semiacustiche e metafore in quattro quarti sono al tempo stesso protagoniste, scenario e sipario di un far teatro tanto nuovo quanto tradizionale, romantico ma non melenso, cinico ma non sprezzante, buffo ma non scadente, classico ma non banale.
Guido, cosa vedremo sul palco in “Contemporaneamente Insieme”?
Vedrete una fusione di me e Dente. È uno spettacolo dove ci sono i nostri cavalli di battaglia, poesie, canzoni, ma anche un lavoro innovativo, per evitare una normale alternanza di musica e versi. Il tema è ovviamente l’amore, con una forte dose di ironia e comicità, senza prenderci troppo sul serio.
Come nasce la tua passione per la poesia?
Nasce dalla passione per la musica, la poesia mi piace, la leggo da molti anni, ma da piccolo volevo fare la rockstar. Poi ho cambiato mestiere, ma penso alla poesia come a una sorta di canzone con musica e ritmo incorporati. Ho sempre lavorato con musicisti, la poesia e la canzone sono strette parenti, sono cugine».
Dove trovi le ispirazioni per scrivere?
Per un buon 70% dalle mie esperienze personali, parlo molto di me e delle mie storie, l’altra parte importante è quella dell’ascolto, chi scrive deve essere un buon ascoltatore, deve avere una sorta di antenna, altrimenti non ha più niente da dire e non si trovano nuove ispirazioni. Trovo molto utile ascoltare i racconti delle altre persone.
Che effetto ti fa il pubblico?
Ottimo. È fondamentale quando sali su un palco, è parte integrante di uno spettacolo. Ogni tanto sento un po’ l’ansia, ma quella della scrittura in solitudine e del live sono due dimensioni di cui non riesco a fare a meno. Mi trovo molto bene davanti al pubblico, ma è fondamentale che le due cose si equilibrino. Quando faccio tanti spettacoli c’è meno tempo per scrivere e mi manca, e viceversa, è una sorta di dipendenza.
Cosa ti piace leggere?
Leggo molti romanzi e racconti, oltre alle poesie. Sono bulimico e caotico, leggo di tutto, da Stephen King a Murakami, cose vecchie e nuove.
Che progetti hai dopo il tour?
Il primissimo è un romanzo nuovo per Rizzoli, poi riprenderò gli spettacoli, ma deve uscire prima il romanzo. Spero di metterci meno del precedente (tre anni), a cavallo tra il 2018 e il 2019 mi auguro che possa essere pronto.