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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Correre è la mia vita": Giorgio Calcaterra racconta la sua grande passione

L'atleta romano è stato ospite a Taviano per presentare il suo libro in cui racconta, tra aneddoti e ricordi, una vita di corsa

TAVIANO – Metti una sera tiepida d’inizio estate, di quelle dal sapore dolce, dove sogni ed emozioni sembrano più vivi e più forti. La suggestiva cornice del Palazzo Marchesale di Taviano ha fatto da sfondo all’evento organizzato dall’Asd Atletica Taviano 97 (che ha anche organizzato una “sgambata” prima dell’evento), la presentazione del libro “Correre è la mia vita” di Giorgio Calcaterra, il più grande ultramaratoneta italiano di tutti i tempi, che racconta con una semplicità disarmante la sua passione per la corsa, l’origine delle sue motivazioni profonde e la sua filosofia di vita basata sul valore assoluto della libertà. Dalle prime corse insieme al padre, fino ai tre trionfi mondiali nella 100 chilometri, lottando a viso aperto contro la terribile piaga del doping.

Una grande serata all’insegna dello sport e dei valori profondi che l’atletica sa trasmettere, impreziosita, oltra che dalla presenza dello stesso Calcaterra, anche da alcuni ospiti d’eccezione come Antonio Pascali, presidente provinciale del Coni; Sergio Perchia, presidente provinciale della Fidal; il professor Raimondo Orsini; l’ortopedico Giorgio Pantaleo e Giacomo Leone, consigliere nazionale della Fidal ed ex grande maratoneta capace di vincere la maratona di New York. A fare gli onori di casa il sindaco di Taviano Giuseppe Tanisi e l’assessore con delega allo sport Serena Stefanelli.

Umile e riservato, dotato di una grande umanità che lo ha reso uno dei personaggi più celebri del podismo, Calcaterra ha ripercorso in breve una vita scandita dalla grande passione per la corsa, disciplina scoperta grazie al papà Antonio. Un legame narrato con grande passione nel libro scritto con Daniele Ottavi. “Re Giorgio” è uno dei paladini della lotta al doping, da sempre sostenitore di quella Carta Etica della Fidal che stabilisce che un’atleta squalificato per almeno due anni non debba più vestire la maglia della nazionale. Sulla stessa linea anche Orsini e Leone, che hanno spiegato rispettivamente sotto il profilo tecnico, etico e normativo i danni del doping e i mezzi per contrastarlo. Il dottor Pantaleo ha spiegato come sia necessario imparare a conoscere e accettare i propri limiti in uno sport usurante come la corsa, per evitare infortuni e danni all’organismo.

Il presidente Pascali ha sottolineato l’importanza di campioni come Calcaterra, un esempio per tutti gli sportivi, specie i più giovani, capace di trasmettere valori come lealtà, altruismo, correttezza, rispetto delle regole e soprattutto di affrontare la corsa come un divertimento. Sergio Perchia ha spiegato come il mondo del podismo salentino abbia avuto una grande crescita negli ultimi anni, con sempre più tesserati ed eventi di rilevanza nazionale come la prima maratona del Barocco (tra i tanti successi di Calcaterra anche la vittoria nella maratona del Salento il 25 aprile del 2007) in programma il 6 novembre prossimo e la quarta edizione del circuito “Nel cuore del Salento” (https://www.cronogare.it/nel-cuore-del-salento.asp), una gara podistica divisa in cinque tappe. Una competizione unica nel suo genere, che porta gli atleti a percorrere e attraversare alcuni dei borghi e dei tratti più belli della penisola salentina. Un viaggio dal 17 al 23 agosto, lungo alcune decine di chilometri per unire in maniera immaginaria l’Adriatico allo Jonio.

“Re Giorgio” ha poi raccontato della gara di cui è diventato simbolo e dominatore: la 100 chilometri del Passatore. L’atleta romano ha vinto le ultime undici edizioni della gara che l’ultimo sabato di maggio conduce dal cuore di Firenze a Faenza, attraversando gli Appennini con un’altimetria che rende il percorso bello e duro, ancora più affascinate grazie alla partenza alle 15. “Più che una gara – ha spiegato –, è un’esperienza di vita, un viaggio attraverso i nostri limiti, dove non conta solo chi vince. Tutti quelli che arrivano in fondo sono eroi”. 

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