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Cultura

Terzapagina. Libri: "La dea del mare", invito ad una lettura salentina

Edito da Albatros, è il secondo racconto ambientato in terra leccese da Massimiliano Cassone. Il primo, " Vaso di Pandora" risale al 2010. Appassionato di discipline umanistiche e giornalista sportivo, dà forma al suo amore per la scrittura

LECCE - Massimiliano Cassone ama la vita. Soprattutto da quando è venuta al mondo la figlia Rachele, che gli aperto una finestra sulla profondità dell'esistenza e delle relazioni umane. Tra le sue passioni irrinunciabili, il calcio e la scrittura, alla quale si abbandona ogni volta che può. LeccePrima, come invito all alla lettura, pubblica il primo capitolo del suo "La dea del mare". Si tratta del secondo racconto ambientato nel Salento. Il primo, “Il vaso di Pandora”, edito da Boopen,  è del 2010. 

Capitolo I

Erano giorni in cui, saturo di pensieri, barcollavo in preda al dolore di una mente stanca. Non provavo nessuna emozione, pensavo solo alla voglia di morire.

Sarebbe stato facile in quel periodo farla finita, ma non avevo fretta di finire di soffrire pensando a quanto fosse stata assurda per me la vita...

Sì, penso tutt’oggi che un suicida è solo un impaziente che non riesce a gustarsi nemmeno gli ultimi secondi prima di morire e io, in quel periodo, vivevo per assaporare il gusto della morte, forse sarebbe stato meno amaro della vita, della mia vita.

Era passato un anno dal giorno in cui solo io ero uscito illeso dall’incidente automobilistico in cui avevano perso la vita, la mia donna e mia madre.

Solo una curva, una semplicissima curva, un semplice ubriaco che sfondava la mia vita ancor prima della mia auto.

Il ricordo degli abbaglianti puntati contro...

Lo schianto...

Il buio...

Mi risvegliai un mese dopo, un giorno in cui, oramai, le due persone cui tenevo di più non facevano più parte della vita.

Il mio lavoro era soltanto un ricordo, avevo poche pretese, sopravvivevo, i soldi elargiti dall’assicurazione mi sarebbero bastati fino alla fine, anche se pensare alla morte a trentacinque anni era qualcosa di veramente insolito.

Non riuscivo nemmeno più a piangere!

Sentivo dei morsi allo stomaco, speravo fosse qualcosa di stranamente invadente, magari un carcinoma, ma non fui accontentato.

Mi sentivo in colpa, avrei sacrificato la mia vita per salvare le loro, mi sentivo un rifiuto!

Mi ero rifugiato in quella che tuttora è la mia dimora: una piccola casa in riva al mare.

Scrivo guardando fuori la vetrata, ammirando il mare, in preda agli spasmi di un forte vento di Sud!

Di fronte a me solo l’immenso furore di una natura sempre viva...

Passavo le giornate fumando senza misura e abbracciato alla mia bottiglia di whisky, passeggiavo ubriaco ma calmo... calmo... aspettando che il cielo mi chiamasse.

Non era giorno mai per me e nemmeno notte, non era nulla per me, era solo un modo di occupare spazio e tempo fino alla fine! Cadevo inerme sul divano, poche volte dormivo sul letto, ma ogni qualvolta mi addormentavo le sognavo.

Sopravvivevo!

"Nulla è più pericoloso per l’anima che occuparsi continuamente della propria insoddisfazione e debolezza".

(Hermann Hesse)

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