Festival dei medici artisti e donatori di armonia
Un tempo la malattia era considerata un castigo divino. Con l’affinarsi del progresso e delle tecniche, alla teoria vitalistica, che poneva l’individuo epifenomeno di una creazione indipendente dalla biologia, si contrappone, nel tempo, la medicina sperimentale. L’uomo diventa un insieme di organi la cui integrità e funzione può essere minacciata da forme morbose che devono essere riconosciute e studiate per essere vinte.
Il progresso della medicina è stato condizionato dalla tecnologia. Ne ha reso il medico fruitore e dipendente, incidendo profondamente sul rapporto col paziente, sulla umanizzazione e sul suo operato. La telemedicina ha mutato i rapporti in sanità ignorando che il paziente è anche individuo, dotato di sentimenti, bisognevole di amore oltre che di cure. Il rapporto umano che agli albori dell’arte medica giustificava il detto latino medicus ipse farmacum, sembra oramai tramontato. Si diventa numeri o macchine da riparare. I pazienti negli ospedali sono in uno stato di dipendenza, in attesa della remissione della sintomatologia; la restituzione del benessere fisico spesso non coincide con quello psichico e sociale.
Il processo di umanizzazione della medicina deve cominciare in ospedale dove servizi, ritmi e logiche sono ancorati a valutazioni tecniche. La formazione dei sanitari è sempre più basata sul garantire un maggiore bagaglio di nozioni biologiche e sempre nuove cognizioni informatiche in un mondo governato dalla tecnologia.
Non si può tornare al passato ma non si può disconoscere l’unicità di ogni paziente quale entità unica e indivisibile verso cui personalizzare le attenzioni. Necessario allora creare negli ospedali e negli ambulatori ambienti a misura d’uomo, confortevoli e familiari, con arredi, finiture, colori, segnaletica per donare calore e accoglienza per stemperare la freddezza tecnica, e la paura che l’ambiente incute.
La burocratizzazione, la medicina difensiva, la lottizzazione delle responsabilità nella diagnosi, la frammentazione dell’atto medico, la scarsa flessibilità rivolta alle esigenze del malato, aumentano la spesa sanitaria. A questo si aggiunge l’atteggiamento passivo del paziente che esige diritti e non riconosce doveri.
L’arte può aiutare il cambiamento. Numerosi medici la utilizzano negli spazi di cura, a sostegno dell’attività clinica. Rappresenta un supporto terapeutico, coadiuvante per la guarigione, strumento non tradizionale ma in grado di dare un senso alle relazioni umane, aumentare l’empatia garantendo rispetto all’uomo, promuovendo, ascolto, speranza e solidarietà.
Molti ospedali come quello di San Giovanni Rotondo sono sede di gallerie d’arte permanenti; molte corsie d’ospedale hanno mutato assetto e colori, messo a disposizione giochi per i ragazzi, libri per la lettura, computer per il collegamento con l’esterno, possibilità di attività alternative come teatro o incontri musicali, con gli strumenti messi a disposizione.
Nuove forme di comunicazione tra medico e paziente attraverso l’arte. Concerti, mostre, percorsi d'incontro e narrazione, musicoterapia, medicina narrativa. Diversi protocolli d'intesa possono avviare il nuovo corso.
L’ordine dei medici di Lecce, sempre attento alle innovazioni nel settore, nell’ottica che l’arte possa essere veicolo di comunicazione e valorizzazione del rapporto medico paziente, promuove l’evento FESTIVAL DEI MEDICI ARTISTI E DONATORI DI ARMONIA che si terrà il 2 - 3 ottobre presso il Museo Sigismondo Castromediano con ingresso gratuito, a partire dalle 9,30. Sul sito https://reteartemedicina.it/eventi/festival-dei-medici-artisti-e-donatori-di-armonia/ sarà possibile conoscere il programma completo e prenotarsi.