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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

Io non ho un sogno: una generazione senza illusioni

Un romanzo intenso e crudele fatto di esperienze e dolore per diventare uomini

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

Strutturato per lo più sotto forma di dialogo, Io non ho un sogno, di Fabio Bacile di Castiglione, è un romanzo «istintivamente “filosofico”»: così lo definisce il noto critico letterario Renato Minore. La trama vuole suggerire all’immaginazione del lettore il tentativo di esistenza di Diego, appena diplomatosi e in cerca della sua strada. Quasi nulla viene narrato: la storia si legge attraverso i pensieri e le parole del protagonista e degli altri personaggi.

«Ho capito che la vita non è comprare e possedere, ma essere, donare e sorridere. Solo mi resta sempre in testa quella domanda. È un tarlo che mi divora: a cosa servo io? Perché sto al mondo? Divertirsi ci rende felici, ma perché? Perché? Siamo tante anime sole, solo l’amore può darci il desiderio che è vita. Senza Amore ci sentiamo caccole, esseri mai nati».

Le difficoltà di comunicazione con la famiglia, l’idealizzazione del padre e la conseguente uccisione del suo mito, le amicizie sbagliate e l’angoscia per il proprio futuro porteranno il giovane a rifugiarsi nell’alcol e nella droga, rifuggendo la vita. Ma l’amore, la bellezza e l’incontro con la saggezza di un misterioso personaggio lo condurranno per un cammino iniziatico verso la rinascita. C’è anche il tema del “destino”, ne Io non ho un sogno edito da Il Seme Bianco, che preoccupa e “occupa” la mente di Diego.

Ed è come un’idea fissa e quasi ossessiva che lo insegue sempre, lo accompagna come un’ombra in tutta la sua parabola, dalla “caduta” o “cadute” iniziali con le amicizie sbagliate e l’angoscia per il proprio futuro fino alla “rinascita” conclusiva, avviata attraverso occasioni e imprevisti che sono come un provvidenziale scarto rispetto al passato. O se volete un inatteso tapis roulant che, deviando, imprime alla marcia un ritmo diverso da cui l’intero percorso risulta alla fine irriconoscibile. Questo tema affiora tra le maglie del racconto per imporsi con bella evidenza come scolpito nelle ultime parole (una pagina di diario? Un soliloquio trascritto? Una confessione ad altri?) con cui Diego fotografa il suo sentimento, mette a fuoco la sua emozione, centra il suo sempre mobile pensiero: «Voglio vivere, ma non voglio e non posso essere una storia priva di significato. Ora voglio ballare, voglio seguire la mia strada: la percepisco. Però è tutto così fragile; anche le farfalle». Fabio Bacile di Castiglione, salentino, ha restaurato l’antico e suggestivo ipogeo Bacile di Spongano al fine di ospitare al suo interno mostre d’arte, concerti, spettacoli teatrali e presentazioni di libri. È autore dei titoli Vita (Gruppo Albatros il Filo); Grafici di borsa (Salento Books) e 7 pagine bianche (Salento Books), dal quale è stato tratto un adattamento per il teatro.

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