"Allegoria", appuntamento a Patù con il romanzo di Cerfeda
Continua il tour nazionale di “Allegoria” il romanzo dello scrittore Walter Cerfeda, edito da Il Raggio Verde edizioni che approda il 23 aprile (ore 19) a Patù, Palazzo Liborio Romano, nell’evento organizzato da Luigina Paradiso direttore culturale di Palazzo Liborio Romano che dialogherà con l’autore insieme a Nello Wrona giornalista e direttore editoriale della collana “Futuro Anteriore” e Antonietta Fulvio direttore responsabile “Arte e Luoghi” . L’incontro, trasmesso in diretta streaming su Radio Del Capo, sarà impreziosito dalle letture a cura dell’attrice Elisa Maggio e dall’accompagnamento musicale e canto di Luca Colella.
Narratore e saggista, con il suo ultimo lavoro Walter Cerfeda sceglie di trattare il romanzo andando a rileggere una pagina dolorosissima di Storia, la presa di Otranto nel 1480 e la mattanza dei Santi Martiri. Allegoria però non è solo ricostruzione del passato: «è un romanzo intriso di attualità che attraverso la lettura di quelle vicende permette di leggere quelle di oggi. Allegoria è il completamento del bel romanzo di Maria Corti ed anche, credo, la prima opera narrativa sull’Isis, tema affrontato fin qui in chiave saggistica e solo indirettamente sviluppato da Houellebecq in “Sottomissione”» – anticipa lo scrittore pugliese che vive tra le Marche e il Salento.
«Cominciando da Otranto, - si legge nella prefazione di Nello Wrona - perché Otranto anticipò secoli fa il nostro feroce presente, e perché dopo Otranto, e nonostante Otranto, la Storia si è ripresentata e ora fatalmente e per oscena ignoranza la dobbiamo ripetere: un inferno domestico e planetario, dove ci conduce con ironia e pietà Walter Cerfeda, che indaga le mezze verità e le bugie levantine, tra eserciti, papi, re, sultani e cancellerie, cioè il lato oscuro e meno esplorato di quella mattanza del 1480, che sembra accaduta invano. »
Nato a Bari nel 1947, Walter Cerfeda vince nel 1967 il Premio “Firenze” con Il diaframma dell’infelicità (ed. Kursaal). Ha all’attivo numerose pubblicazioni: L’altra faccia della rifondazione e L’accordo della discordia (Ediesse 1988); Un nuovo contratto sociale (Ediesse 1992); Lunedì (Albatros 2009); I pupari (Albatros 2009), opera finalista al Premio “Mario Soldati”, menzione d’onore al Premio “Le Muse” di Pisa, terzo posto per opera inedita al Premio “Città di Castello”; Solstizio d’inverno (Albatros 2010); Senza preavviso (Manni 2012); La nuova Europa (Ediesse 2013); Domani (Albatros 2014). Collabora inoltre con numerose riviste nazionali e internazionali.
Il libro, impreziosito dalla splendida copertina dell’artista Tonino Caputo, (“Assalto ad Otranto 1480”, olio su tela, 2014, coll. privata, ph. Mario Patriarca), si apre con una breve introduzione sugli avvenimenti di attualità riguardanti l’Isis. L’avvio è la conferenza stampa di Papa Francesco sull’aereo di ritorno dalla Corea (Agosto 2014) in cui per la prima volta parla dell’aggressione dell’Isis alle minoranze religiose in Iraq e Siria ed osserva che “Siamo nella terza guerra mondiale, ma a pezzi”. Il giorno dopo avviene la prima decapitazione di una lunga serie, quella di James Foley. L’atto suscita sgomento nell’opinione pubblica, ma la reazione politica appare confusa e balbettante. In realtà dopo l’uccisione di Osama bin Laden, da parte del mondo occidentale il tema del radicalismo musulmano sembra essere stato non soltanto rimosso, ma anche aggravato da una serie di errori come quello di aver armato ed addestrato gli oppositori al regime di Assad in Siria diventati poi i miliziani dell’Isis; non comprese le “primavere arabe”; sottovalutato il rancore profondo dei popoli musulmani dopo la guerra in Afghanistan ed in Iraq; aver distrutto il regime libico senza preoccuparsi del dopo.
Il protagonista del romanzo è un giornalista, al seguito della missione del Papa, che dopo la conferenza stampa non si accontenta solo di seguire le azioni sanguinose dello Stato islamico, ma vuole cercare di capire anche le ragioni storiche e le motivazioni religiose che le hanno generate. Per questo inizia a studiare la storia e le azioni dell’Islam nel corso dei secoli e le prescrizioni religiose del Corano. In questa ricerca s’imbatte anche nel romanzo di Maria Corti “L’Ora di tutti” che racconta la presa di Otranto del 1480 e la decapitazione di ottocento tredici otrantini che rifiutarono di rinnegare la propria fede. Ma resta colpito dalla conclusione di quel romanzo che gli appare stranamente reticente, come se l’autrice avesse avuto pudore a raccontare cosa effettivamente fosse avvenuto. Approfondendo non solo ne capisce la ragione, ma si accorge che ciò che sta avvenendo oggi è incredibilmente identico a quanto era successo allora. Decide quindi di partire da dove Maria Corti aveva terminato il suo romanzo e di raccontare questa volta, senza sconti o ambiguità, tutta la verità di quanto effettivamente accaduto, perché Otranto non è altro che l’allegoria di ciò che sta avvenendo oggi.
Da questo momento incomincia la parte storica del romanzo (documentata nei dettagli) in cui viene raccontato quanto avvenne dall’agosto 1480 con la presa della città fino al novembre 1481 con la liberazione prima e le fallite trattative di pace dopo. In questa parte emerge il comportamento della Repubblica Serenissima di Venezia che preferisce mantenere i rapporti con gli assalitori al fine di salvaguardare i propri commerci (come Erdogan oggi); le ambiguità di Lorenzo de’ Medici, Ludovico Sforza, Luigi XI e re Edoardo IV (l’Europa oggi); le contraddizioni della Santa Sede tentata di fuggire ad Avignone e le iniziative confuse e velleitarie del Regno di Napoli (gli Usa oggi). In verità Otranto non verrà liberata ma restituita soltanto perché l’impero ottomano si trovò improvvisamente senza più guida dopo la morte del sultano Maometto II.