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Recupero dell’abbazia di Cerrate, via al primo lotto. Il Fai cerca fondi dei privati

L'intervento, per poco più di 2 milioni di euro, è stato finanziato con il Poin "Attrattori culturali, naturali e turismo". Per la valorizzazione dell'intero complesso, affidato nel 2012 al Fondo per l'ambiente, ne servono circa il doppio

SANTA MARIA A CERRATE (Squinzano) – E’ stato ufficialmente aperto il cantiere del primo lotto per il restauro e la valorizzazione dell’abbazia di Santa Maria a Cerrate. In realtà la ditta che ha vinto l’appalto per poco più di 2milioni di euro – Sogeap di Giovinazzo, è operativa già dall’inizio di questo mese all’interno del sito che la Provincia di Lecce, poco meno di due anni addietro ha affidato in comodato al Fondo ambientale italiano che ha subito iniziato un’attività di reperimento di finanziamenti privati grazie all’autorevolezza della propria storia a tutela dei bei paesaggistici e monumentali del Belpaese.

La sinergia tra pubblico è privato ha dato già i suoi primi frutti: il pozzo cinquecentesco che sorge di fronte al porticato è stato recuperato integralmente con denaro del noto produttore d’alta moda Prada e della Banca popolare pugliese. Ma per il completamento dell’opera nel suo complesso sono necessari – oltre ai fondi già intercettati per questo primo lotto  grazie al Programma operativo interregionale “Attrattori culturali, naturali e turismo” – altri 2 milioni di euro o poco più: di questi, circa 800 mila sarebbero stati già promessi al Fai da donatori privati.

Lo ha detto il vice presidente esecutivo dell’associazione, Marco Magnifico, che ha partecipato alla conferenza stampa nell’ampia sala della “Casa del massaro” insieme alla presidente della Provincia, Antonio Gabellone, alla vice con delega alla Cultura, Simona Manca. Da quando l’abbazia è stata consegnata al Fai, cioè dal 28 settembre del 2012, sono transitati oltre 20mila visitatori. E l’obiettivo è di non interrompere mai il flusso, compatibilmente con l’avanzamento del cantiere.

La prima parte del complesso monumentale ad essere interessata dai lavori sarà la Casa monastica che diventerà uno spazio polifunzionale – con biglietteria, libreria, caffè – per l’accoglienza per i turisti. Al piano terra verrà inoltre creato un vespaio areato, mentre a quello superiore sarà riprogettato il volume centrale vetrato: il nuovo spazio sarà chiuso sul fronte esterno, per ripristinare il carattere “fortificato” e apparirà come una loggia su quello interno.

Di questo primo lotto fanno parte anche la creazione di un parcheggio nel verde, in modo da impedire la sosta delle auto – come avviene ora – davanti all’ingresso dell’abazia, una prima sistemazione dell’aia e il consolidamento e la messa in sicurezza delle murature del recinto. “Vogliamo farne un punto di passaggio obbligato per chi viene a visitare e conoscere la nostra terra – ha dichiarato Antonio Gabellone -. La nostra sfida è riuscire a creare un sistema programma di offerta in rete in grado di soddisfare tutti i giorni dell’anno una domanda sempre più diversificata ed internazionale”.

Un patrimonio ancora sconosciuto ai più

Simona Manca ha sottolineato la continuità di questo intervento di recupero con quello in atto presso l’ex convitto Palmieri di Lecce: “L’investimento che la Provincia sta facendo sul suo patrimonio culturale rappresenta anche un modo per uscire dalla logica del turismo ‘mordi e fuggi’ ed entrare in quella del turismo esperienziale, formativo, che lascia al fruitore una consapevolezza maggiore e una conoscenza delle identità locali. Tutti elementi che in altri contesti nazionali hanno generato casi di successo e distretti turistico culturali di assoluta eccellenza”.

“Una volta di più – ha sottolineato Marco Magnifico – il Fai sottolinea come questa nostra prima avventura pugliese sia caratterizzata da un rapporto concreto, fattivo e amichevole con gli enti locali. In 40 anni nessun’altra iniziativa di restauro e di valorizzazione si era avvalsa di una tale armonico concretezza ed efficienza”.

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