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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura

Terzapagina. "Album Biango", l'ultimo disco firmato Elio e le storie tese

A cinque anni dal precedente "Studentessi", la band milanese, reduce dai successi sanremesi, torna con un nuovo lavoro, caratterizzato dagli elementi tradizionali: citazionismo continuo, virtuosismo, non sense e la solita ironia

Citazioni implicite, altre esplicite, virtuosismo, invettive, la solita ironia, ritmi diversificati e non sense: nel loro nono lavoro in studio, a cinque anni dal precedente, Elio e le storie tese non si smentiscono né cambiano formula, restando fedeli a se stessi fino in fondo. La qualità come sempre non manca, sebbene il meglio della produzione del gruppo milanese sia l'esibizione live, dove certamente può dare sfogo a quella creatività che ha reso gli Elii un marchio musicale alternativo e riconoscibile.

I detrattori, ossia quanti ritengono che la musica sia basata sulla "religione dell'orecchiabilità" e della funzionalità radiofonica, troveranno come in passato l'album incomprensibile e sopravvalutato, un po' tutto il percorso artistico del gruppo italiano: del resto, anche nella letteratura c'è chi sceglie Kerouac o Ellis e chi Dan Brown. I gusti sono naturalmente personali. D'altra parte, gli estimatori della prima ora troveranno l'Album Biango l'ennesimo capolavoro prodotto dalla band.

A rigor di logica, in medio stat virtus. Chi conosce l'intera produzione di Elio e le storie tese non farà fatica a riconoscere che l'Album Biango non sia il migliore della loro carriera, ma, allo stesso tempo, nel computo dei più recenti lavori in studio, è forse quello con la maggiore qualità musicale, con almeno cinque brani di grande impatto e gli altri a fare da contorno, come effettivamente avveniva con i Beatles, richiamati nel titolo e nella copertina.

Ma occorre andare con ordine. Dopo aver preso in prestito dai Deep Purple "Made in Japan", gli Elii trafugano un altro pezzo della storia del rock, ossia "The White Album" dei Beatles (datato 1968), rievocandone persino la cover, con la scritta su sfondo bianco. Quindici le tracce totali, due delle quali ("Dannati forever" e "La canzone mononota") presentate all'ultimo Festival di Sanremo, dove il gruppo si è classificato al secondo posto, dopo aver fatto incetta di premi. Un altro paio di canzoni non sono del tutto nuove al pubblico degli Elii, che le ha sentite nel tour estivo del 2012 ("Enlarge" e "Come gli Area").

I brani, come nella tradizione compositiva del post Feiez, sono meno articolati rispetto al passato, senza trascurare genialità unita allo sberleffo. I brani sanremesi sono tra le tracce più riuscite: de "La canzone mononota" e del suo contorto citazionismo, che tira schiaffi alla faciloneria con cui si compone oggi, si è detto tutto; "Dannati forever" si prende gioco del moralismo cattolico, con riferimenti espliciti all'attualità (come nel caso delle "cene eleganti").

Ma il miglior pezzo appare il "Complesso del Primo maggio" (accompagnata dall'Intro di "A Piazza San Giovanni"), un editoriale in musica del concertone di Roma, dove vengono presi di mira cerimoniali, stereotipi e autoreferenzialità di una certa sinistra (senza risparmiare neanche la musica balcanica recentemente coniugatasi con la taranta). L'averlo eseguito ad anni di distanza dal celebre caso di censura di "Sabbiature" (con la lettura di contenuti pubblicati sui quotidiani dell'epoca) è una notizia.

Due chicche dell'album sono la versione di "Amore amorissimo" e "Reggia (Base per altezza) - suonato dagli Area", pezzo strumentale ed esempio di rock progressive. "Luigi il pugilista", storia controversa di un campione miope, si iscrive al filone dei personaggi alternativi raccontati dagli Elii,  più recente "Gimmi I." e "Sphalman" da "Abate cruento" a "Pork e Cindy", passando dal "Supergiovane" sino all'omaggio al divo dell'hard "John Holmes".

"Lettere dal WWW", "Enlarge (your penis)" (evidenti le sonorità alla Police) e "Lampo" sembrano una piccola trilogia sulle contraddizioni della rete, della comunicazione 2.0 e dell'invadenza dei social.  "Una sera con gli amici" ha ritmi molto anni '30, che riecheggiano dell'atmosfera de "La bella canzone di una volta" (tratta da "Craccracriccrecr"), mentre il "Tutor di Nerone" vede la partecipazione di Vittorio Cosma nella parte del rompiscatole telefonico.

La parte più gustosa dell'album restano poi gli intermezzi tra le singole tracce: ci sono delle "riprese" di vecchie scenette tratte da "Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu", "Eat the Phikis", "Cicciput" e "Studentessi": la più divertente resta l'intro di "Luigi il pugilista". Un album buono, che cresce di ascolto in ascolto e che emergerà soprattutto nelle esecuzioni live del ricchissimo tour estivo, che farà tappa anche nel Salento.

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