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Sabato, 20 Aprile 2024
Cultura

Terzapagina. "Le voci della terra", ecco la pizzica sinfonica di Piero Milesi

L'Orchestra Sinfonica "Tito Schipa" propone la composizione del compianto musicista, nata nel 2011, alla Notte della Taranta, e "Artéteka Txalapàrta" di Ivan Fedele, nella registrazione di un concerto ai Cantieri Teatrali Koreja

LECCE - L’Orchestra sinfonica “Tito Schipa”, diretta da Pasquale Corrado, è la protagonista del nuovo progetto discografico prodotto dall’etichetta Dodicilune e distribuito da Ird. Il cd, promosso con il sostegno di Puglia Sounds Records - Po Fesr Puglia 2007/20013 Asse IV - Investiamo nel vostro futuro, contiene “Le voci della terra”, una composizione del compianto musicista, arrangiatore e produttore Piero Milesi (scomparso nel 2011) e "Artéteka Txalapàrta" di Ivan Fedele, nella registrazione di un recente concerto ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce.

Chiamato a rileggere il repertorio della tradizione salentina e a produrre un progetto originale, Piero Milesi nell’agosto del 2001, durante il Concertone finale de “La notte della Taranta” – di cui era allora direttore artistico –, diede vita ad un dialogo inedito tra la tradizione popolare e la musica colta. Quest’operazione di contaminazione tra generi musicali sfociò, di lì a poco, nella composizione de Le voci della Terra, brano simbolo di quella che sarà ribattezzata con il nome di “Pizzica Sinfonica”.

Il patrimonio sonoro, legato alla semplice trasmissione orale e ad una pratica strumentale quasi istintiva, venne così raccolto da Milesi all’interno della più varia e complessa trama timbrica orchestrale. Negli otto movimenti di cui si compone il brano, è la musica a prevalere. Una musica antica e moderna al tempo stesso che, con i suoi ritmi trascinanti, accompagna la danza delle “tarantolate”, ma che da sempre scandisce anche il laborioso operare di un popolo visceralmente legato alla terra.

Ogni dettaglio, in questa partitura musicale, richiama infatti alla memoria luoghi e atmosfere di un passato non dimenticato, anzi presente. Prende le sembianze di volti di donna, sofferenti, rigati di sudore ed emaciati – perché il sole qui non perdona – ma dagli occhi vivi, profondi e lucenti, in attesa di un guizzo che le riporti alla vita, alla libertà.

L’esclusivo suono di un tamburello regala, al consueto organico sinfonico, il gusto seducente e coinvolgente della pizzica. In un linguaggio musicale aperto alle più disparate influenze, da quella minimalista a quella pop, passando per brevi accenni ai ritmi puntati tipici della musica jazz, Milesi gioca molto sui rimandi proprio per creare un accordo, quanto più armonioso e mai stridente, tra l’ambito classico e quello popolare. Anche la scelta degli otto movimenti non sembra casuale, anzi si colloca perfettamente in questo continuo richiamo.

Quasi volesse cadenzare la sua composizione come una sinfonia, Milesi la suddivide in movimenti, ma in numero doppio rispetto al tradizionale, elaborando così una struttura in otto parti. Nello svolgersi sonoro dell’esteso brano, il ritmo ossessivo del calpestare i piedi per terra, del muoversi a suon di musica in una danza ipnotica, acquista sempre più forza, fino a sfociare in una vorticosa cadenza conclusiva del tamburello, che scioglie finalmente l’incantesimo.

Il 12 aprile 2002, nel gremito Teatro Politeama Greco di Lecce, l’Orchestra sinfonica Ico “Tito Schipa” diretta da Vito Clemente per la prima volta diede corpo sonoro a questa composizione di Piero Milesi, l’architetto dei suoni dal sorriso bonario (note a cura di Laura Abbatino).

Artéteka è una parola che in dialetto salentino significa “irrequietezza”, “stato d’animo perennemente eccitato”: il pezzo si basa infatti su un movimento di danza in 12/8 tipico della “pizzica” (ovvero “il morso della taranta”). Su questo continuo, innervato dal ritmo incessante di una “tammorra” a sonagli alla quale vengono affidati anche alcuni passaggi solistici di carattere improvvisativo, si dipana una danza “metafisica” che trova nel progressivo crescendo timbrico e sonoro la sua soluzione formale sino a raggiungere un’apoteosi in cui tutta l’orchestra è chiamata a esaltare il senso dionisiaco della danza stessa.

Questo breve pezzo è il primo di una serie d’ispirazione etnica che prenderà in considerazione le culture musicali europee meno conosciute, con l’idea di coniugare il suono di uno strumento etnico con quello di un’orchestra sinfonica. Se in Artéteka protagonista è la “tammorra”, in Txalapàrta è proprio lo strumento che dà il nome alla composizione a condurre il filo di una pulsazione/tensione ritmica che trova nell’orchestra ora momenti di mimesi, ora moltiplicazioni poliritmiche, e finalmente un contesto armonico in cui le molteplici intonazioni delle assi di legno di questo strumento trovano un ambiente di risonanza che ne prolunga ed esalta il suono.

È un pezzo di grande energia in cui sono presenti due momenti cadenzali, anche in omaggio alla tradizione eminentemente orale della pratica strumentale della “txalapàrta”, che si snodano su un ritmo di 4/4 continuamente insidiato da accenti sincopati che ne costellano il divenire. In questa registrazione viene eseguita la versione per due marimbe appositamente pensata per l'Orchestra Tito Schipa di Lecce (note a cura di Sabrina Santoro). Info su www.dodiciluneshop.it.

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