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Cultura Galatone

Terzapagina. Lo storico Francesco Danieli analizza i linguaggi del barocco leccese

Lo studioso salentino presenta stasera, presso il santuario del SS. Crocifisso, a Galatone, il suo ultimo volume, dal titolo “Fasti e linguaggi sacri. Il barocco leccese tra riforma e controriforma”, uscito per le edizioni Grifo

GALATONE - Verrà presentato questa sera, a Galatone, presso il santuario del SS. Crocifisso di Galatone, l’ultimo libro dello storico salentino, Francesco Danieli, “Fasti e linguaggi sacri. Il barocco leccese tra riforma e controriforma”. Dopo il benvenuto delle autorità presenti, interverranno Mario Spedicato, docente di Storia Moderna presso l'Università del Salento, Giuseppe Resta, architetto ed esperto di semiotica, l’autore Francesco Danieli. Porgerà il saluto finale il vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, monsignor Fernando Filograna, mentre modererà l’incontro Francesco Potenza.

Il testo, pubblicato con Edizione Grifo, è un viaggio nell’arte espressiva del barocco e nel suo linguaggio figurato in grado di manifestare specifici aspetti della magnificenza divina. Nelle chiese del Salento, esso diventa sinonimo di controriforma e come una vera e propria catechesi nella pietra, che introduce all’ascesi dello spirito.

Come spiega Vincenzo D’Aurelio nella recensione di Cultura Salentina, si tratta di “Un’opera voluminosa corredata da un ampio repertorio fotografico e bibliografico che, malgrado la complessità dello studio, permette una lettura attenta facilitata ancor più da un’esposizione semplice e fluente. Da uno studio intriso di Teologia, rimandi alle Sacre Scritture e agli Apocrifi passando per agiografie, documenti d’archivio e storia locale, ci si aspetterebbe un’opera, per così dire, ‘di nicchia’ e invece Francesco Danieli mostra uno studio snello e organico, prudente e conciso dov’è necessario”.

E ancora “Attraverso la lettura iconologica l’autore svela il mondo dei valori simbolici contenuti nell’opera di tipo barocco. Affiorano in tal modo, ad esempio, elementi di mariologia e di cristologia ma essi non rimangono isolati nel contesto meramente dottrinale ma fanno da humus al contesto sociale del momento e del luogo in cui tale opera appare. Egli, difatti, associa al barocco leccese l’immagine di una Chiesa fortemente impegnata nell’attuazione delle direttive conciliari tridentine e perciò il complesso simbolico e allegorico scalpellato su un altare o su un frontone, come le pennellate sopra una tela, diventa testimonianza di uno spaccato socio-antropologico che può essere descritto e narrato”.

Come precisa D’Aurelio, l’autore “riesce perfettamente nell’intento di cogliere nel barocco leccese non solo le qualità apparenti ma anche il suo significato intrinseco, il suo messaggio velato, il valore simbolico delle forme nelle quali è imprigionato il senso più profondo e più intimo di una Chiesa, testimone di Cristo, che cerca l’uomo e ne implora la salvezza, il perdono e la redenzione”.

Uno studio che “irradia di nuova luce il barocco leccese e al contempo gli dona un’anima capace di trasformare un’opera da testimonianza diretta della storia a testimonianza indiretta dell’Uomo”.

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