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Terzapagina. Raffaele Casarano presenta "Noè": "La quiete diventa un suono"

Il musicista racconta i temi del suo quarto album in studio, dove trova spazio la versione de Lu rusciu de lu mare con Giuliano Sangiorgi: "Un disco nato dal silenzio che ha preso forma nell'esperienza". Domenica live di anteprima

LECCE - Uno stato, una dimensione, un luogo musicale. Forse una prospettiva, un orizzonte, una direzione. Ci sono tante possibili letture e suggestioni contenute in "Noè", il nuovo lavoro discografico di Raffaele Casarano, firma preziosa per il territorio salentino, in grado di affermarsi tra i migliori musicisti del panorama nazionale.

Era atteso questo ritorno, dopo "Argento" (l'ultima fatica in studio), la crescita del Locomotive jazz Festival, rassegna diretta dallo stesso Casarano e la spettacolare versione de "Lu rusciu de lu mare", (che gode della partecipazione dell'amico Giuliano Sangiorgi), che ha aperto l'ultima edizione de La Notte della Taranta e ha già superato le 13mila visualizzazioni.

I temi, insomma, non mancano, mentre si corre inesorabilmente verso la prima nazionale del disco, che verrà presentato in un live, al Teatro Romano di Lecce, il prossimo 22 settembre. Del lavoro, ma non solo, ne abbiamo parlato proprio con Raffaele Casarano.

Come è nato il titolo e con quale approccio ha preso vita questa esperienza discografica? "Viene dal termine ebraico, che significa 'quiete', silenzio. Questo disco è nato proprio così: dal silenzio e dalla quiete del tempo, che ha preso la forma dell'esperienza, dei racconti, della mia vita com'è adesso. C'è dentro la mia idea musicale di oggi. Io sono un musicista anomalo che fa un jazz 'a tratti rock', che riesce a dialogare con altri generi musicali. Questo è un album 'aperto' in cui non mi sono risparmiato e dove il jazz non è mainstream: l'approccio è di contenuto, deriva da uno studio approfondito su tutti i generi".

L'album sta per uscire: cosa attendersi di particolare da questo lavoro? "È il quarto album che registro e, come sempre, cerco di raccontare quello che ho vissuto, trasformandolo in suono. Tutti i brani contenuti nel disco sono stasi suonati e registrati, in presa diretta, tutti insieme, a Correggio, in un'unica sala, preferendo tenerci anche l'errore (fortunatamente non ce ne sono) in una fusione di anime e di suoni. Questa immersione introspettiva passa da otto brani in scaletta, tra cui anche Lu rusciu de lu mare con la partecipazione di Giuliano Sangiorgi".

Tra i brani, ce n'è un altro che merita particolare attenzione e che è dedicato a Vittorio Bodini. "Sì, mi affascina questo nostro poeta che ha raccontato il Sud. Mi ha colpito quella sua idea che si possa ripartire dal territorio e godere di una condivisione, anche se il modo di guardare le cose è differente dal mio. Era un omaggio che sentivo di tributargli".

Che differenze ci sono dal punto di vista musicale tra "Noè" e il precedente "Argento"? "Esiste sempre una continuità nel lavoro di un artista, anche se io sono come un elettrocardiogramma, che fa su e giù, vive di sbalzi d'umore. Argento era un disco contaminato, ma prevalentemente elettronico. In Noè prevalgono l'implosione intimistica e l'emotività".

A parte Giuliano Sangiorgi, che ha partecipato in "Lu rusciu de lu mare" ci sono altre collaborazioni nel disco?

"Non ci sono, a parte il chitarrista dei Negramaro, Emanuele Spedicato, che ha suonato la chitarra slide. Ma è una scelta voluta, doveva essere una esperienza fortemente intima del quartetto".

A proposito del quartetto, l'album incide con il decennale del "Locomotive quartet"... "Il quartetto è nato dieci anni fa anche se all'inizio vedeva la partecipazione di Ettore Carucci al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso ed Alessandro Napolitano alla batteria. Poi con "Argento" il quartetto ha visto gli ingressi di Mirko Signorile e Marcello Nisi. Anche per questa ragione, il disco ha rappresentato un momento proprio di questa formazione".

Uscendo per un attimo da "Noè", c'è un'altra esperienza che ti sta molto al cuore ed è il Locomotive Jazz Festival, che peraltro quest'anno si arricchisce di una versione invernale. Qual è il bilancio di questa esperienza? "Estremamente positivo, visto che nasce in un territorio, fortemente intriso dalla musica popolare e dalla pizzica. È cresciuto, acquisendo a livello nazionale ed europeo attenzioni, ma la crescita esponenziale è dovuta soprattutto al pubblico, che ci è stato vicino e ci ha sostenuto con entusiasmo. Proprio per questo stiamo pensando a delle nuove iniziative di coinvolgimento come la Locomotive card che permette di essere sostenitore del festival per un anno, dando alcuni vantaggi per i momenti culturali".

Mentre ti prepari all'anteprima nazionale del 22, cosa senti di voler dire ancora sul disco. "Vorrei fare un invito ad acquistare i dischi, perché se la musica è soltanto digitale si perde il senso quasi artigianale di un'opera. Invece, un disco è frutto di un lavoro paziente: usando una metafora è come il pane uscito dal forno e dalle mani di un panettiere. La musica merita sostegno".

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