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Terzapagina. Il ritorno di Cristiano De Andrè. Poesia e rabbia contro le caste

Dopo dodici anni da "Scaramante", il cantautore genovese presenta "Come in cielo così in guerra": nove inediti ed una cover per fotografare una società dalla bellezza svenduta. E che può salvarsi nella semplicità delle emozioni

La crisi, la fatica del vivere, l'esigenza di riappropriarsi della semplicità e della dolcezza: è un percorso interiore, una citazione implicita il racconto di "Come in cielo così in guerra", l'atteso ritorno di Cristiano De André sulla scena musicale. Figlio d'arte di un padre ingombrante, con il piacere e il peso di confrontarsi con una pietra miliare della musica d'autore, Cristiano è approdato a questo lavoro in studio, dopo aver attraversato questo confronto, averlo rielaborato e dopo essersi riconciliato con quel passato umano oltre che artistico. 

Dodici anni dopo "Scaramante" e dopo il successo incredibile degli album e dei tour in cui ha "rivestito" le canzoni di Faber, torna, dunque, a proporre i suoi brani, a ricostruire quella tela da cantautore interrotta nonostante i brillanti esordi: e lo fa cantando d'amore e di rabbia, prendendo a schiaffi le tante caste del Paese, capaci di proliferare sulle disuguaglianze e sul disincanto di una società senza più bussola. La strada da imboccare è quella della poesia, della scrittura, delle emozioni semplici, dell'amore.

Sono nove i brani inediti, compresi nell'album, che contiene anche una versione italiana di "Le vent nous portera" dei francesi Noir Désir. Volato in California ad incidere i pezzi nei Fantasy Studios, con la produzione di un big come Corrado Rustici, la presenza di musicisti come Kaveh Rastegar e Michael Urbano, la collaborazione datata con Oliviero Malaspina, Cristiano De André trova musicalmente sonorità ricche, moderne, di ampio respiro, dove la sua vocazione da polistrumentista (nel disco suona il violino, il bouzouki, la chitarra acustica) si esalta.

Sul piano dei testi, De André rispolvera una scrittura raffinata, a tratti intimista (come in "Ingenuo e romantico" o nella ballata "Disegni nel vento"), che si fa graffiante ed intransigente quando scaglia l'anatema contro le caste, le storture del potere(anche quello della sottocultura mediatica) e il mito dell'interesse personale. Accade in "Non è una favola", il primo singolo in rotazione in radio, che, nella apparente leggerezza musicale, pianta i piedi per terra guardando in faccia la realtà "che veste in bianco e vessa il nero", enunciando il senso della prospettiva battagliera contenuta nel titolo stesso dell'album.

Accade soprattutto in "Credici" dove il cantautore genovese non risparmia nessuno, dalle banche alla politica, dalla tv alla Chiesa; ma, nell'invettiva contro la decadenza, si fa largo un cenno di speranza, dove, con "forza" ed "emozione", "il grano sarà luce ed il pane sarà pace in una voglia di infinito, così liberi di amare". Con una indicazione precisa: "Al valore del nulla non crederci"infophoto_2013-05-04_225046271_low_p0001058528-2. Ritrova la stessa tensione in "La bambola della discarica", poesia scritta a quattro mani con Malaspina, e che è la metafora della svendita della bellezza, una sorta di nuova "Povera Patria" recitata.

La realtà comporta la necessità di affrontare le inquietudini ("Il mio esser buono" e "Vivere"), l'incomunicabilità ("La stanchezza"), la responsabilità dei legami ("Sangue del mio sangue"). E dentro la trama delle insicurezze, l'unica arma per combattere lo smarrimento, la mercificazione del corpo e dell'anima, la fine resta la poesia, che si muove da una passione sincera, unica e comune: "E davanti a Dio mille anni è un addio, attraverso le lacrime e il tempo, saremo io e te, disegni nel vento".

"Come in cielo così in guerra" riconsegna alla scena musicale non solo un talentuoso figlio d'arte, ma ancora uno dei cantautori italiani più ispirati. Che, nonostante il silenzio di questi anni, non ha smarrito la capacità di comporre ed emozionare.

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