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Terzapagina. La rivoluzione dei sentimenti nel ritorno di Samuele Bersani

L'artista romagnolo ha presentato il suo ottavo album "Nuvola numero nove", una sorta di omaggio implicito al suo mentore Lucio Dalla: dieci canzoni con maggiore propensione narrativa, che ripropongono un cantautore ispirato

BOLOGNA – C'è un Bersani che vince in Italia e lo fa nel solco della nobile tradizione cantautorale e sotto il segno dell'amico e mentore, Lucio Dalla. Il ritorno sulle scene di Samuele Bersani col suo "Nuvola numero nove" non ha solo il sapore della riconferma di una firma pregiata del panorama musicale italiano, ma segna una personale evoluzione artistica, fedele a quel marchio di fabbrica che lo ha reso un moderno poeta della canzone.

L'album si potrebbe intitolare benissimo "Sotto il segno di Lucio", tanto è forte la sua "presenza", nonostante sia un lavoro totalmente prodotto da Bersani: a partire dalla cover del disco, nata da un semplice scatto di iPhone e che con quelli occhiali sospesi tra nuvole e cielo riecheggiano della stessa copertina di "Dalla", anche se vuole essere un omaggio ai quadri di Magritte. E poi c'è "En e Xanas", il primo singolo estratto, che sembra rimandare inconsciamente ad Anna e Marco, altro brano memorabile del repertorio del cantautore bolognese scomparso solo 18 mesi fa, e che ha nell'aneddoto che lo ha ispirato ancora un contatto diretto con quest'ultimo. Infine, la scelta non casuale di registrare questa ottava fatica nello studio dello stesso Dalla in via D'Azeglio.

"Nuvola numero nove" ha in sé un mare di positività: a partire dal titolo, che in inglese, è il settimo cielo, fino all'ispirazione dell'autore, autentico talento ed erede di una storia artistica che riesce ancora ad emozionare. L'album, atteso quattro anni e realizzato in cinque mesi, dosa bene la melodia con la liricità del paroliere: da un lato, si sente la continuità stilistica di Bersani, sia nelle tematiche che pescano nella quotidianità dei sentimenti e nelle contraddizioni dello "Stivale ridotto a pantofola", sia nella scrittura che ha reso l’autore riconoscibile ed originale; d'altra parte, emerge una diversità intrinseca, che si riflette su una maggiore cura della parte musicale, arricchita soprattutto nella cornice strumentale e con l'alterazione della struttura canzone, liberata dal classico binomio strofa-ritornello.

Per sua stessa ammissione, il linguaggio testuale appare più lineare e immediato rispetto al passato con testi “meno cervellotici”, che assecondano una propensione maggiormente narrativa. Dieci brani che sono dieci storie, a partire, appunto, da “En e Xanax”, brano che si pone tra i migliori della carriera di Bersani e che rappresenta, secondo l'autore, la sua "prima vera canzone d'amore"infophoto_2013-09-13_040239482_low_p0001106902-2. Nel testo appare la parola "rivoluzione" ("e su di me puoi contare per una rivoluzione"), come forza che viene dal saper riconoscere limiti e paure nell'alterità e nei sentimenti.

È un disco dove c'è spazio per il sarcasmo come in "Chiamami Napoleone" o in "Complimenti!" o il racconto-denuncia dello spaccato italiano fatto di attese tradite e di assenza di futuro come in "D.a.m.s." o il disincanto dei sentimenti come in "Desirée" o nel rancore di "Spia polacca" dove testualmente di un amore andato male si dice: "pensavo di avere vinto alla lotteria e sto in fallimento”. Un altro pezzo riuscito è "Ultima chance", dove il tema dei conti in sospeso resta. "Settimo cielo" e "Reazione umana" ridonano respiro e speranza alla sfera affettiva.

Ma il livello dell'album è altissimo, dalla prima nota sino al verso conclusivo de "Il re muore", l'ultimo brano: "Muoiono i dolori della gioventù, muoiono i ricordi e tu non sei più tu, muoia questo regno oggi non ho più bisogno di un sovrano su di me". Non muore l'ispirazione, invece, e "Nuvola numero nove" riporta Bersani ai suoi livelli migliori, superando la parziale stasi creativa di "Manifesto abusivo".

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