Torrepaduli e le origini della pizzica
Martedì 17 dicembre 2019 a Ruffano alle ore 18,30 al teatro Renata Fonte si terrà una conferenza, curata dall’amministrazione comunale, del filosofo e etnomusicologo Pierpaolo De Giorgi sul tema TORREPADULI E LE ORIGINI DELLA PIZZICA.
Interverranno il sindaco Antonio Cavallo, l’assessore alla cultura Pamela Daniele, e il professore Maurizio Nocera.
Si esibiranno poi in una dimostrazione di tamburello i ragazzi della Ronda di Torrepaduli, guidati da Donato Nuzzo, e i Tamburellisti di Torrepaduli. L’occasione è davvero interessante per comprendere a fondo il fenomeno pizzica, che ormai coinvolge l’intero territorio italiano e non poche altre nazioni con concerti e scuole.
De Giorgi, laureato con lode in filosofia e fondatore nel 1990 assieme ad Amedeo De Rosa dello storico gruppo I Tamburellisti di Torrepaduli, col quale ha inciso nel 1991 il primo album di questa musica, ha compiuto una lunga ricerca e scritto molti volumi di successo, come La pizzica, la taranta e il vino: il pensiero armonico (Congedo, 2010).
Con i Tamburellisti ha suonato in tutto il mondo, anche all’Irodion del Partenone di Atene e nei giardini del Vaticano. Secondo De Giorgi le tradizioni salentine, vissute a Torrepaduli in modo esuberante, non costituiscono solo un vessillo identitario ma contengono significativi valori artistici e il segreto dell’armonia in sé, che il mondo oggi ha perduto. Ciò accade soprattutto per la pizzica, la più antica forma di tarantella conosciuta, musica terapeutica anche del tarantismo.
L’origine di queste tradizioni viene scientificamente rintracciata da De Giorgi, con metodo comparativo, nel mondo dionisiaco apulo di Magna Grecia e dintorni, dove il tamburello è l’espressione primaria di numerosissimi vasi ugualmente apuli.
Tale analisi dimostra, in particolare, che il tamburo a cornice o tamburello, emblema di Torrepaduli e base della pizzica, è un simbolo primario dell’armonia degli opposti: pulsa come un cuore battendo sistole e diastole, congiunge nell’unità del cerchio simultaneamente gli opposti tempo binario pari e tempo ternario dispari e gli opposti acuti dei sonagli e bassi della pelle. Il tamburo a cornice viene costruito con la pelle di un animale morto, di solito di capra, tesa sul telaio e, suonato, simboleggia il ritorno alla vita o la rinascita dell’animale.
Nel tamburo a cornice salentino, base della terapia del tarantismo, la sapienza popolare inconscia, secondo De Giorgi, allestisce un ritmo alterno, rapido e continuo di morte e vita, e in tal modo esalta e prefigura ancora una volta la vita che, per effetto di questa unione, non può finire e rinasce sempre.
Traduttore di Marius Schneider, De Giorgi, avvalendosi di grandi studiosi come Georges Lapassade, e Mircea Eliade, mostra come la festa di per se stessa, e quella sontuosa di Torrepaduli in particolare, sia una sapienza collettiva, un pensiero armonico e ciclico che ogni anno istituisce una solenne rifondazione del senso della vita, una sospensione del tempo e una lotta simbolica della comunità contro il destino umano di dolore e di morte.
Simboli eccellenti di tale lotta sono il tamburello suonato all’unisono, il cerchio rituale o ronda, utilizzato con funzioni protettive, e la danza scherma che combatte il negativo, come la danza delle spade terapeutica eseguita dai tarantati, il tutto a ritmo di pizzica.
A Torrepaduli, per San Rocco, la notte del 15 agosto, anziani e giovani suonano il tamburo a cornice all’unisono e formano le ronde, al cui interno una coppia di danzatori esegue la pizzica scherma o danza delle spade, duello rituale a mani nude schiettamente simbolico che simboleggia la vittoria del positivo sul negativo della vita.
Torrepaduli oggi invia un messaggio di salvezza perché offre l’armonia universale che il mondo ha rovinosamente perduto.